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Venerdì, 22 gennaio 2016

In pochi mesi partiti 5 carichi di armi dall’Italia verso l’Arabia Saudita. Duranti: il governo intende informare il Parlamento?

cagliari

«Nei giorni scorsi dall’aeroporto di Cagliari è partito un nuovo carico di bombe, a bordo di un cargo “Boeing 747” della compagnia azera “Silk Way”, con destinazione la base della Royal Saudi Air Force della città di Ta’if in Arabia Saudita. E’ la quinta spedizione che parte dell’Italia, dopo quelle del 29 ottobre 2015 e del 18 novembre 2015 da Cagliari, quella del 22 novembre 2015 (oltre mille bombe caricate su di un cargo nel porto di Olbia, successivamente trasportato a Piombino con destinazione finale Arabia Saudita) e quella del 14 dicembre 2015 dal porto di Cagliari».

Lo scrivono i deputati di Sinistra Italiana nell’interrogazione ai ministri Gentiloni e Pinotti, a prima firma della capogruppo in commissione Difesa on. Donatella Duranti, con la quale si chiede se i ministri non intendano informare dettagliatamente il Parlamento circa gli invii di materiale bellico apparentemente in contrasto con quanto previsto dalla legge 185/90 ed in particolare se non intendano sospendere immediatamente tali forniture di armamenti.

«Le bombe, dichiara Donatella Duranti, sono prodotte dalla “RWM Italia”, azienda tedesca del gruppo “Rheinmetall” con sede legale e stabilimenti in Italia, e sono dirette verso un paese, l’Arabia Saudita, che sta intervenendo con operazioni militari nel conflitto in corso in Yemen senza nessun mandato ONU. Questo,  – prosegue Duranti – avrebbe dovuto impedire invii di armi all’Arabia Saudita perché la legge n. 185 del 1990, sul controllo, l’esportazione, l’importazione e il transito dei materiali di armamento prevede il divieto di esportare armi verso Paesi in stato di conflitto armato. Da mesi sollecitiamo il governo ad un maggior controllo sulla vendita di armi ai Paesi del Golfo, con interrogazioni a cui il governo non ha mai risposto. Dopo questo ennesimo caso, conclude Duranti, il governo verifichi la correttezza delle procedure e informi il Parlamento».

 

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