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Venerdì, 9 ottobre 2015

La crisi in Campidoglio non nasce dagli scontrini. Marino venga a riferire in consiglio comunale

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Le dimissioni di Marino non nascono oggi sulla vicenda degli scontrini, ma il 27 luglio quando decide, in subordine del Pd, di chiudere la porta della giunta a Sel. Da quel momento il sindaco si consegna al Pd di Matteo Renzi di cui diventa ostaggio. Un errore politico che oggi paga stritolato dallo scontro dentro il Pd e da quei poteri forti che prima ha combattuto e poi accarezzati.

Sel ha sostenuto Marino con vigore prima alle primarie poi nei mesi iniziali della sua legislatura. Ha trovato Roma sfasciata dalle destre e dalla giunta Alemanno. Quando Marino rompe con Sel per fare il monocolore del Pd lo fa per fare con più libertà scelte accomodanti con i poteri romani: il Comitato Olimpiadi affidato a Luca Cordero Montezemolo, la privatizzazione di Ama, i consigli di amministrazione dell’Auditorium con i pezzi di pregio della finanza romana e nazionale. In questo contesto esplode il caso scontrini e Sel chiede a Marino di venire a riferire in aula in Campidoglio.

Il sindaco non viene e continua ad affidare le sue sorti al Pd.

E’ del tutto evidente che in questo contesto le dimissioni di Marino erano per noi un atto dovuto per azzerare tutto, anche il monocolore del Pd. O dovevamo cadere nel paradosso di metterci a difendere la giunta dell’assessore Tav Esposito?

Ora dopo un gesto responsabile come le dimissioni, Marino torni al programma elettorale. Vada in consiglio comunale libero dall’abbraccio mortale del Pd renziano, spieghi ai romani perché si è lasciato convincere a rompere con Sel e il patto elettorale del 2013 . Noi lo ascolteremo perché non vogliamo tornare indietro ma andare avanti e cambiare radicalmente Roma. Ancora una volta la palla la può giocare Ignazio Marino.