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Giovedì, 4 settembre 2014

La scuola è buona se…

scuola sponsor

150mila assunzioni. Era ora, purché non si tratti di una cortina fumogena, destinata a dissolversi quando si scoprirà che non ci sono le risorse, tutte da cercare con i tagli (ma i tagli a che cosa?). Dissolta la quale resterà quel sistema di progressione di carriera attraverso ‘crediti’ assegnati di anno in anno al 66% degli insegnanti, col rischio di aumentare il divario già pesante tra la retribuzione dei docenti italiani e i colleghi europei (a parità di carico di lavoro), ma soprattutto di innescare un meccanismo perverso di competizione e trasferimenti tra una scuola all’altra non in base a competenze e progetti educativi, bensì verso gli istituti in cui è più facile ottenere lo scatto di aumento di 60 euro. Nella ‘buona scuola’ che chiede il Paese non ci dovrebbero essere insegnanti bravi pagati più dei ‘meno meritevoli’: questo è fotografare la disparità, non superarla; si devono piuttosto investire le risorse necessarie ad avere insegnanti formati, aggiornati, adeguatamente retribuiti. Garantire una ‘buona scuola’ a una parte degli studenti, pochi o molti che siano, significa pagare poi tutti il prezzo della cattiva istruzione ricevuta dai rimanenti. Ricordi il premier che la democrazia e la partecipazione nella governance di istituto non sono un impaccio per l’efficienza e la qualità, ma garanzia di innovazione e trasparenza. La proposta del governo invece, svuotando gli organismi collegiali e partecipati, riconferma la visione verticistica del famigerato disegno Aprea, gestioni discrezionali e personalistiche sotto il manto della managerialità. Aspettiamo con fiducia ma un po’ di impazienza anche banda larga e wi-fi. Augurandoci non sia l’ennesimo annuncio, dopo il fallimento del Piano scuola digitale. Perché purtroppo servono investimenti nella dotazione tecnologica degli istituti, quasi ovunque obsoleta, investimenti che non possono essere a carico delle famiglie o dipendere da donazioni e sponsor privati. Ben venga la consultazione sul piano presentato, se non è operazione d’immagine. Si spieghi ad esempio come si terrà conto dei pareri espressi. Noi un’idea di riforma la abbiamo: l’elevamento dell’obbligo scolastico a 18 anni, una revisione organica dei cicli e dei curricola, un sistema efficace di valutazione non per premiare pochi ma per migliorare tutti, un impegno certo e a lungo termine di investimenti atti a garantire il diritto allo studio in una scuola pubblica, di qualità, su tutto il territorio nazionale. Anche su questo Sinistra ecologia libertà è sempre stata chiara: la scuola italiana ha bisogno di risorse e ogni euro reperibile nel bilancio dello stato per la scuola, deve andare alla scuola pubblica.

Commenti

  • Dario

    Tutto giusto e concordo con la posizione di Sel in merito, ma ricordiamo che la preparazione di alcuni insegnanti di liceo ed istituti tecnici, e al sud molto più diffusamente (“alcuni” diventa “molti”), è tragicamente scarsa. Un minimo di selezione deve avvenire, come avviene dappertutto: altrimenti continueremo a rischiare di escludere insegnanti spesso giovani e preparati in favore di quelli impreparati. Non credo ad una sola parola del ministro Giannini (si è visto sui test di medicina quanto sia affidabile) e sono contrario di principio ad una riforma che mi pare troppo uguale a quella che voleva avviare il governo Monti; ma il problema del merito va affrontato, non per premiare o punire qualcuno, ma semplicemente per escludere gli ignoranti: la scuola è una cosa seria, fondamentale e delicata, non si può scherzare, e sono molti gli aspiranti professori.
    Se potessi dare il mio contributo, direi che vanno scelti con dei concorsi che mettano davvero alla prova le conoscenze dei candidati, test seri insomma, quasi come quelli proposti agli studenti per medicina (in base alla materia ovviamente): e non ci vedo nulla di male, anzi. E non è tanto diverso da quel che dice la professoressa Di Riso in fondo.

  • Luca

    Il merito senza il demerito. Continuiamo a pensare a chi ci lavora fregandocene altamente di chi la frequenta e il conto lo paghiamo tutti. Ma chi la frequenta evidentemente non vota ancora.

  • campanellina88@hotmail.it

    Non si possono mettere gli insegnanti uno contro l’altro; un insegnante già in là con gli anni, lo si emargina perché non è aggiornato come uno giovane? Si fanno passare i giovani davanti a insegnanti che sono 20 anni che fanno supplenze?

  • Lorenzo Mazzi

    Gentile Maria Teresa Diriso,
    accolgo con piacere le parole del partito-movimento politico di cui faccio parte, SEL, riguardo al piano scuola neoliberista di Renzi. Condivido l’analisi e le critiche. Non mi soffermo quindi sul contenuto generale, ma su una questione particolare, che però riguarda migliaia di cittadini italiani. Che non sono “freschi di laurea”, come indicato nel documento governativo, ma hanno in media 37 anni (io ad esempio ne ho 38, di cui 10 di lavoro educativo spesi tra scuole private, attese sospese senza sapere cosa fare per insegnare, soldi spesi per l’abilitazione, qualche supplenza nelle pubbliche). Sono i cosiddetti Tieffini, insegnanti abilitati che hanno pagato alle università circa 300 euro per abilitarsi e che, dopo un anno andato a vuoto perché non siamo stati inseriti in alcuna graduatoria, hanno potuto inserirsi da poco in una seconda fascia di graduatoria d’istituto che alla luce della novità prospettate molto probabilmente sarà del tutto inutile! Io, lasciato un lavoro per iscrivermi alla SSIS nell’estate in cui è stata soppressa, ho atteso 4 anni prima di potermi iscrivere (a lauto pagamento) al TFA. Ho superato selezioni dure e pagato e studiato (con tanto di tesi finale), mentre dovevo anche lavorare per mantenermi. Ora le mie speranze di insegnare sono ridotte ad un lumicino. Ma come, si parla tanto di merito e poi si stabilizzano tanti che nelle graduatorie ad esaurimento non hanno mai vinto un concorso o conseguito un’abilitazione? Non è un controsenso? Non mi fraintenda: è ben lungi da me l’intenzione di scatenare una guerra tra poveri (TFA vs PAS, GaE vs G.I., ecc), utili solo a chi sta progressivamente distruggendo la scuola pubblica italiana e il suo ruolo sociale. Ho ben chiaro che l’unica vera politica per la scuola sarebbe quella di aumentare i fondi, tagliandoli ad esempio dagli F35. Si prospetta però un’ingiustizia colossale, una beffa (considerato che per chiederci i soldi del TFA ci era stato prospettato addirittura il valore concorsuale dell’abilitazione, come per le SSIS; mentre ora pare che l’unico nostro lumicino di possibilità sia affidato ad un concorso-capestro in cui giocarmi la scelta di vita professionale insieme a tanti altri disperati, neanche tutti abilitati). Magra consolazione, c’è sempre chi sta peggio: ci sono addirittura anche in questo momento persone che sono impegnate nella selezione per un secondo ciclo TFA assolutamente inutile alla luce dei piani governativi!
    Le chiedo cortesemente attenzione per la nostra situazione, perché riguarda non solo molte persone, ma è grave anche da un punto di vista generale e di principio.
    Sono ovviamente a disposizione, qualora ritenesse di contattarmi per conoscere meglio una problematica solo apparentemente tecnica e di settore. Spero che insieme potremo condurre una campagna e una lotta contro il progetto di distruzione progressiva della scuola pubblica italiana (e del corpo docente nel suo ruolo educativo e di cittadinanza).
    Cordiali saluti e ringraziamenti,
    Lorenzo Mazzi
    (prof.mazzi@gmail.com)

  • Dario

    Bisogna capire che non può esserci posto per tutti, purtroppo, perché non si può avere un insegnante ogni cinque studenti, e non si può pretendere che tutti i laureati in materie come lettere o matematica vengano assunti automaticamente dallo stato. Quel che si deve chiedere è la competenza: non credo sia accettabile la scusa “è vecchio, non è tenuto ad essere bravo”, altrimenti premiamo i peggiori. Vorrei un posto per tutti, ma se bisogna scegliere, bisogna scegliere secondo bravura.

  • Sofia Martino

    Caro Lorenzo… nelle gae c’è solo gente abilitata, anche da 15/16 anni, come me, che ho preso la maturità con 60/60 e menzione al M.P.I., la laurea con 110/110 e lode, l’abilitazione con 80/80 e la specializzazione al sostegno con 79/80; e ho conseguito, da ultimo, l’idoneitá nell’appena concluso concorso; ho alle spalle 10 anni di servizio nella scuola… gli insegnanti in Gae hanno diritto al ruolo prima di tutti gli altri: la scuola é stata in piedi grazie a loro, negli ultimi venti anni e non si può certo gettarli via all’insegna del giovanilismo… io avevo 23 anni quando mi sono laureata; a 25 ho iniziato a insegnare; a 30 mi sono abilitata ( dal concorso del ’90 a quello in cui ho conseguito l’abilitazione, nel ’99-2000,sono passati ben 9 anni e non certo per mia mancanza, ma per colpa di uno stato..distratto!) ; a 37 ho conseguito la specializzaxione… siamo invecchiati da precari, seppur preparati e professionali… che dici, non ce lo meritiamo il ruolo, dopo questa via crucis??

  • Donato Paradiso

    FINE DEL PRECARIATO NELLA SCUOLA! EVVIVA! Ma le risorse finanziarie non ci sono. Pertanto, prima di esultare ricordiamo a noi stessi ed agli altri che da anni la Scuola è sottoposta a continui tagli : contratto non rinnovato da 6 anni, scatti di anzianità congelati, fondi MOF ridotti al lumicino, progressioni di carriera A.T.A. annullate; senza dimenticare che fino a qualche mese fa il governo proponeva maggior carico di lavoro a parità di retribuzione per i docenti. In realtà io credo che la stabilizzazione del personale della scuola proseguirà agli stessi ritmi attuali (niente di miracoloso, dunque!) e che i docenti saranno costretti a fare le supplenze brevi al posto dei precari (FINE DEL PRECARIATO, APPUNTO). Credo, perciò, che l’eclatante annuncio renziano sia il fumo negli occhi per non far vedere il continuo degrado della scuola italiana a cui anche questo governo sta contribuendo .