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Giovedì, 12 marzo 2015

L’acqua è pubblica e non si privatizza

acqua

Il ‘Decreto Madia’, attualmente in corso di esame in Commissione Affari Costituzionali del Senato, prospetta una drastica limitazione della gestione pubblica dell’acqua e dei servizi essenziali, sia richiamando alla presunta necessità di garantire il principio di concorrenza nei servizi pubblici di interesse economico generale (compresa l’acqua e i servizi essenziali), sia introducendo un principio di “premialità per gli enti locali che ricorrono alle procedure ad evidenza pubblica e favoriscono l’aggregazione degli ambiti gestionali secondo criteri di economicità ed efficienza”.

E’ chiaro che queste norme, se approvate nell’attuale versione, delegano il Governo a rilanciare le privatizzazioni, acqua compresa: vengono infatti penalizzati gli affidamenti diretti, cioè la possibilità di gestione pubblica dell’acqua e dei servizi essenziali.

Rientra così dalla finestra, in spregio alla volontà popolare e in virtù del meccanismo delle premialità, la norma abrogata da 27 milioni di elettori col referendum del 12 e il 13 giugno del 2011. Se poi si tiene conto del combinato disposto del Decreto Madia, dello Sblocca Italia e della Legge di Stabilità, l’obiettivo appare evidente; si vuole aprire la strada ad aggregazioni e fusioni che consentiranno alle quattro più grandi multiutilities italiane – A2A, Iren, Hera e Acea – già collocate in Borsa, di realizzare una gigantesca concentrazione di risorse e di potere, inglobando tutte le società locali di gestione dei servizi idrici, ambientali ed energetici.

Questo disegno non deve passare: è in corso una battaglia parlamentare (numerosi

emendamenti, a firma di diversi Senatori tra cui quelli di Sinistra ecologia libertà, sono volti ad assicurare la gestione pubblica dell’acqua e dei servizi essenziali), il Forum italiano dei movimenti per l’acqua ha preso posizione e dichiarazioni dello stesso tenore sono state rilasciate da alcune associazioni dei consumatori come Adusbef e Federconsumatori.

La minaccia riguarda anche l’Umbria: l’ Ambito Territoriale Integrato n.2 infatti ha correttamente affidato la gestione del servizio idrico integrato alla società interamente pubblica Vus S.p.a per 30 anni a decorrere dal 2001, ed ora rischierebbe di essere penalizato e sospinto nella direzione opposta, in barba anche agli impegni assunti con gli elettori ancora nel 2014.

Alla luce di queste considerazioni, Sinistra ecologia libertà fa appello a tutti i soggetti interessati (Associazioni ambientaliste, comitati spontanei, partiti politici, organizzazioni sindacali, Consigli e Amministrazioni comunali dell’ATI n.2), a cogliere l’occasione del 22 marzo (‘Giornata Mondiale dell’Acqua’ proclamata dalle Nazioni Unite) per promuovere iniziative di protesta e pressione sul Parlamento volte a:

• riaffermare il carattere di ‘bene comune’ delle risorse idriche e il pieno diritto dei cittadini a mantenerne il controllo

• rivedere le norme contenute all’art. 14 e art.15 del decreto Madia, al fne di rispettare la volontà popolare espressa nel referendum del Giugno 2011

• esplicitare nel testo del decreto legge la centralità e la tutela della gestione pubblica del servizio idrico integrato e degli altri servizi essenziali

• prevedere in futuri provvedimenti le risorse necessarie affinché i Comuni possano in forma singola e associata far fronte agli investimenti infrastrutturali e tecnologici necessari alla tutela dell’acqua, all’ammodernamento delle reti e all’erogazione del servizio a tutti i cittadini.

Chiediamo infine che i parlamentari umbri si rendano disponibili ad incontri pubblici con i cittadini e le Amministrazioni locali, per ascoltarne le ragioni ed assumere impegni conseguenti.

 

Fausto Gentili coordinatore regionale
Federica Porfidi coordinatrice Federazione di Terni
Giuliano Granocchia coordinatore della Federazione di Perugia

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