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Martedì, 27 gennaio 2015

Legge elettorale: è il Porcellum 2 che soffoca il pluralismo. Ma il vento cambia e potrebbe rivolgersi contro chi l’ha imposta

Senato

I senatori di Sinistra ecologia libertà e del Gruppo Misto voteranno fieramente contro questa legge elettorale, nel merito e per l’iter che è stato imposto con arroganza e in aperta violazione dell’ultimo comma dell’articolo 72 della Costituzione, che prescrive espressamente che la legge elettorale sia approvata con procedura normale. È esattamente il contrario di quello che è accaduto, ad esempio, con i trucchi ed i trucchetti di un emendamento che, pur non avendo alcuna reale portata normativa, una Presidenza asservita ai diktat della maggioranza e del Governo ha reso ammissibile e che certo ha avuto la funzione, oltre che di far decadere 36.000 emendamenti e di impedire alle opposizioni di subemendarlo, di sancire la nascita, anche in quest’Aula, della nuova maggioranza di Partito Democratico e Forza Italia.

Non è un rilevo puramente formale perché in democrazia e, soprattutto, quando si tratta di legge elettorale, le procedure sono sostanza.

E veniamo al merito: lo abbiamo definito «Porcellum 2, la vendetta». Non è uno slogan; è esattamente così il vostro Italicum. Il Parlamento ha dovuto aspettare la sentenza della Consulta per intervenire. A nulla è valsa la spinta dei cittadini, del 1.200.000 firme che sottoscrissero il nostro referendum per l’abrogazione del Porcellum, con la richiesta di poter finalmente tornare a contare nella scelta dei propri rappresentanti. Era un ultimo atto di speranza da parte dei cittadini e, anzi, nonostante i principi costituzionali cui ci ha richiamato la Consulta che afferma testualmente, senatore Malan, che gli obiettivi della stabilità della maggioranza parlamentare, pur legittimamente perseguiti, non possono in nessun caso, determinare «una compressione della funzione rappresentativa dell’Assemblea, nonché dell’eguale diritto di voto, eccessiva e tale da produrre un’alterazione profonda della composizione della rappresentanza democratica, sulla quale si fonda l’intera architettura dell’ordinamento costituzionale», avete invece continuato su questa stessa strada, in violazione dell’articolo 1 della nostra Costituzione sulla sovranità popolare, dell’articolo 3 sul principio d’uguaglianza, dell’articolo 48 sulla libertà e uguaglianza del voto. Anzi, ne avete accentuato la portata con l’abbinamento alle riforme costituzionali in corso. Alla crisi di fiducia dei cittadini nelle istituzioni parlamentari e, quindi, nella stessa democrazia rappresentativa, al crollo verticale della partecipazione al voto, alle tendenze plebiscitarie che stanno intaccando profondamente anche il nostro sistema e alla perdita di poter dei Parlamenti nazionali a favore di decisori non solo soprannazionali ma di un’oligarchia tecnico-economico sarebbe stato necessario rispondere con più democrazia, più potere dei cittadini, unico strumento per rianimare il nostro sistema democratico e, invece, si sceglie la strada opposta. Lo abbiamo ripetuto invano durante la discussione delle riforme costituzionali. Nella discussione complessa e anche nei tanti nostri emendamenti, abbiamo forse ingenuamente pensato che davvero per rispondere alla crisi della democrazia rappresentativa bisognasse mettere mano e ampliare tutti gli strumenti della partecipazione e rianimare il nostro sistema democratico. Al distacco dalla politica avete preferito rispondere svincolando il potere sempre più dal consenso della maggioranza. Anzi, il Governo diventa espressione di una sempre più ridotta minoranza, un Governo senza popolo. Alle necessità di mediazione della democrazia rappresentativa, che è fatta sì anche di lentezza, si contrappone la velocità e il nuovo come valori in sé post politici. E così ci si avvia al superamento nei fatti della democrazia parlamentare. D’altronde, le prove le avete fatte sia prima nella discussione sulla riforma costituzione costituzionale che nei modi in cui si sono svolti la discussione e l’iter della legge elettorale. Ci si sta avviando nei fatti verso un modello riconducibile alla democrazia di investitura, in cui al popolo è lasciata solo la possibilità di investire in un Premier, in un leader. Quindi, ci si avvia a un processo di verticalizzazione, sempre più forte, di rafforzamento verso l’Esecutivo, a una sorta di premierato forte.

Questo non si produce attraverso delle modifiche costituzionali, che ci avrebbero dato la possibilità, come avviene sempre quando si passa ad un’elezione diretta, di introdurre dei pesi e dei contrappesi. No, avviene surrettiziamente, attraverso legge ordinaria; attraverso la semplice legge elettorale, quando, ancora una volta, si forza verso l’indicazione del capo della forza politica e del Premier e – ancora di più – con il ballottaggio. Così, il sindaco d’Italia, tramite il premio di maggioranza (la cui irragionevolezza, come ci ha indicato la Consulta, si produrrà comunque attraverso il ballottaggio), diventerà in modo surrettizio, appunto, il premier indicato direttamente.

D’altronde, nello stesso dibattito di questi giorni e anche adesso nelle dichiarazioni di voto, Presidente, echeggiava questo: un confronto tra leader nel ballottaggio; un ballottaggio che, da questo punto di vista, produrrà dei risultati paradossali. Ne abbiamo citati alcuni (facciamo sempre gli stessi esempi), ma questo è il punto. Nonostante si sia alzata la soglia al 40 per cento, il premio di maggioranza sarà comunque assegnato, perché con il ballottaggio questa forza del premio potrebbe essere ulteriormente moltiplicata. Potrebbero andare al ballottaggio una forza che ha preso il 38 per cento dei voti e l’altra che ha preso il 20. Si potrà produrre il risultato che la forza che ha ottenuto il 20 per cento vince il ballottaggio. Pertanto, il numero di seggi assegnati con il premio di maggioranza sarebbe addirittura due volte maggiore di quello conseguito con la scelta diretta dei cittadini.

Si avrà quindi questo tipo di risultato: questo Premier, questo leader scelto attraverso il ballottaggio, avrà un potere enorme, pur essendo, nei fatti, di minoranza. Infatti, nel combinato disposto con la riforma costituzionale, ci troveremo di fronte al fatto che avremo un Senato composto di nominati e una Camera in cui il partito che ha vinto il premio di maggioranza potrà avere – anzi, il leader di quel partito – un potere enorme. Pensiamo all’elezione del Presidente della Repubblica e degli organismi di garanzia.

Ancor di più, proprio in questo combinato disposto con la riforma costituzionale, ci troveremo, di fatto, di fronte ad uno svuotamento vero del sistema democratico, della democrazia parlamentare, così come l’abbiamo conosciuta. Non bisogna aver paura per formalismi delle parole: nei fatti è così, perché il risultato di questo Italicum e di quella riforma è questo che, di fatto, produrrà. Ci troveremo con un’indicazione, per quanto riguarda gli eletti, da parte dei cittadini, che, nei fatti, sarà, ancora una volta, una conferma delle liste bloccate. Non è vero che la Consulta ha indicato l’escamotage delle liste corte per poter superare il problema della non indicazione, della non scelta da parte dei cittadini. È una scelta che avete fatto voi. Il risultato, oggi, è che soltanto il partito che vincerà il premio di maggioranza potrà avere, oltre ai bloccati, eletti anche con le preferenze. Tutti gli altri partiti (anche forze di una consistenza non indifferente, dal 20 per cento giù) avranno solo ed unicamente candidati bloccati. Non solo, ma con le pluricandidature, il potere anche dei segretari di partito sarà ancora più forte. Anche nelle scelte di opzione sarà confermata una scelta tutta verticistica e dall’alto.

D’altronde – l’abbiamo visto quando avete fatto la scelta di consegnare il Senato, ormai residuale e con pochissime funzioni, ad una scelta di nominati dal ceto politico – avete preferito evidentemente cominciare ad avviarvi verso una sorta di superamento dell’elezione diretta da parte dei cittadini. Questo ha prodotto già i suoi guasti: pensiamo alla pagina vergognosa che è stata scritta con l’elezione delle Province. Quindi alla fine avremo una prevalenza e potremmo addirittura avere i due terzi della Camera (senza contare il Senato) composta totalmente di nominati.

Per non parlare poi della parità di genere. Avete tentato di aggiustare il 60 e il 40 per cento, ma il combinato disposto dei capilista bloccati e della non fissazione di una parità effettiva di genere produrr à ancora una volta una presenza delle donne in Parlamento certamente molto lontana dal 50 per cento.

Con questi meccanismi avete distorto il meccanismo della rappresentanza e il pluralismo è stato ridotto di fatto a un diritto di tribuna. Ancora una volta, chi ha deciso (il Governo) di imporre questa legge elettorale è caduto nell’eterno vizio italiano di scrivere le regole elettorali pensando solo al proprio vantaggio, calcolato sulla base della situazione attuale, così come registrata dai sondaggi, che però – lo dico alla ministra Boschi – di settimana in settimana sono sempre meno favorevoli a Renzi. È un’operazione sempre scorretta e molto spesso miope. Oggi imponete una legge che alla fine riduce il pluralismo a poco più di una pura regola formale, regala un potere quasi assoluto al partito di maggioranza relativa e relega l’opposizione nei confini angusti del diritto di tribuna. Lo fate perché i sondaggi vi dicono che oggi il partito del Presidente del Consiglio otterrebbe quella maggioranza e non pensate che le cose nella politica odierna cambiano molto rapidamente e che gli elettori sono molto attenti a chi promette di superare la crisi e produce ancora una situazione disastrosa, dal punto di vista sociale, per il Paese, per i cittadini e per i più deboli.

Capita che partiti come il Pasok greco passino in cinque anni dal 43,9 per cento al 4,68 per cento, presidente Calderoli (il 5 per cento l’ha preso il KKE). Il vento cambia molto velocemente nell’Italia e nell’Europa di oggi. Siete abituati, il Presidente del Consiglio e anche lei, signora Ministra, a frequentare Forte dei Marmi e Marina di Pietrasanta, e siete abituati al libeccio; non conoscete o non pensate che possa arrivare il grecale. La legge che avete cucito oggi come un sarto sulle misure di un partito solo potrebbe costringere proprio quel partito domani ad accontentarsi del diritto di tribuna. Ed è quello che noi ci auguriamo e che, probabilmente, potrebbe accadere molto rapidamente.

 

Commenti

  • massimo gaspari

    ho freddo. voglio un bar dove si puo’ fumare dentro. negare il diritto all’esistenza ai fumatori non si puo’