Lettera aperta all’on. Maria Coscia, relatrice alla camera del Ddl ‘La buona scuola’
Cara Maria, ci siamo conosciute quando militare in un partito di sinistra impegnato a costruire una società più giusta e più eguale non era considerata una ingenua velleità.
Abbiamo collaborato, io come docente e poi dirigente scolastica, tu come assessore alle politiche educative del Comune di Roma, per fare delle scuole luoghi sempre più accoglienti, inclusivi, competenti, in cui far crescere cittadini critici e consapevoli dei propri diritti e doveri. Abbiamo manifestato fianco a fianco contro le politiche di privatizzazione, tagli e mortificazione della scuola pubblica attuate dai governi di destra.
Confesso lo sgomento e la grande tristezza che provo nel ritrovarti relatrice di un ddl che porta a compimento proprio quei disegni di impoverimento e frantumazione del sistema scolastico italiano, iniziato da Moratti e Gelmini. “La buona scuola” è un pessimo disegno di legge. Non credo che riuscirò ad esaurire le criticità, ma provo ad elencare i più vistosi difetti che già del resto sono stati rilevati da tantissime persone, non solo appartenenti al mondo della scuola. Lo Stato riduce ancora le risorse da investire sul sistema scolastico, dimezzandole in rapporto al PIL, rispetto a quanto mediamente investe l’Europa (il 3,1%, contro il 6%!), mentre dichiara apertamente la necessità di ricorrere al contributo dei privati e alle donazioni del 5X 1.000. Non viene risolto il problema dei precari, nonostante quanto solennemente va predicando Renzi, anche perché non vengono nominati titolari su tutti i posti attualmente vacanti.
Si aumenta il numero degli alunni per classe; si riducono gli orari del curricolo; non si ripristinano i modelli di Tempo Pieno e Tempo Modulare che avevano fatto della Scuola primaria italiana una delle migliori del mondo; non si investe sulla scuola dell’infanzia statale, insufficiente, nel nostro Paese, a rispondere alla richiesta delle famiglie; si continua ambiguamente a confondere istruzione con formazione; si introduce in ogni tipologia di Scuola Secondaria Superiore l’alternanza scuola-lavoro, “anche nei periodi di sospensione delle lezioni” che somiglia più ad un obbligo di apprendistato che ad una positiva pratica di esperienze di laboratorio.
Si riducono gli spazi della democrazia partecipativa e le competenze degli OOCC e si mettono a rischio l’indipendenza culturale e la libertà di insegnamento dei docenti, affidando ad un unico soggetto, il dirigente scolastico, tutte le decisioni, comprese quelle attinenti la didattica, la scelta degli insegnanti che dovranno realizzare parti del POF, la valutazione dei meriti professionali e le conseguenti premialità stipendiali…
Si prevede di non sostituire i titolari fino a 10 giorni di assenza, anche nei primi ordini scolastici. Altri tagli colpiranno la già scarsissima dotazione del personale di segreteria e dei collaboratori preposti alla vigilanza e all’assistenza di base degli alunni. La cosiddetta “flessibilità” e il ricorso a risorse esterne al finanziamento pubblico, insieme alla esternalizzazione di servizi e di insegnamenti, declineranno modalità completamente diverse di organizzazione scolastica , tanto da frantumare definitivamente l’unitarietà del sistema nazionale (anziché intervenire per compensare e curare le difformità oggi esistenti nei diversi territori del Paese).
Nel ddl non si indicano consistenti investimenti né per l’edilizia scolastica, di cui tutti conoscono la gravissima situazione, né per il rinnovo delle dotazioni tecnologiche e degli arredi, né per la ristrutturazione di spazi attrezzati e laboratori, essenziali per fare una vera “buona scuola”, adeguata ai tempi e alle innovazioni. Il decisionismo, la valutazione sommativa e riduttiva dei test INVALSI, che ignorano i percorsi e le strategie adottate dalle scuole per ottenere esiti soddisfacenti per tutti gli alunni, la competizione fra docenti, alunni, scuole, sostituiranno la collaborazione e la solidarietà che caratterizzano le migliori esperienze di comunità educanti.
Non ne uscirà fuori una scuola migliore, ma una scuola selettiva, che non riuscirà a compensare le differenze di stato e le condizione di partenza, ma ratificherà le disuguaglianze. “La Scuola non è dei Docenti e dei Sindacati” dicono Renzi e la Ministra Giannini.
È vero, ma la Scuola che appartiene a tutti i cittadini è quella disegnata dalla Costituzione, la Scuola della Repubblica, inclusiva, aperta a tutti, gratuita, dove si rimuovono le cause che possono condurre a disuguaglianze.
È quella per la quale io e te e tanti e tante, come te confluite nel PD, abbiamo combattuto e ci siamo impegnate. Non è certo quella che il ddl disegna.
Sperare il quasi impossibile, di questi tempi, è l’unica realistica possibilità che ci rimane: io mi auguro sinceramente che la maggioranza in Parlamento vorrà tener conto del dissenso che sta crescendo e che è motivato non da interessi particolari e di categoria, ma dalla sincera aspirazione a difendere l’istituzione che è il cuore della democrazia: la Scuola.
Spero, conseguentemente, che il ddl sia ritirato e che tu possa essere liberata dal carico di doverne difendere obiettivi e contenuti.
Con affetto
*già dirigente della Scuola “Iqbal Masih” di Roma
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francesco