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Martedì, 25 novembre 2014

Parlare di femminicidio non basta più. Introduciamo l’educazione sentimentale nelle scuole

Perché se una bambina picchia è un “maschiaccio”? E se un bambino piange è una “femminuccia”?

Perché le ragazze possono camminare mano nella mano e i ragazzi no?

Perché si studia Gabriele D’Annunzio e non Sibilla Aleramo?

Perché se mamma non lavora è normale ma se non lavora papà è una vergogna?

Perché #1oradamore?

 

Sono solo alcuni dei “perché” a cui vuole provare a rispondere la proposta di legge sull’introduzione dell’educazione sentimentale nelle scuole di cui sono prima firmataria.

Parlare di femminicidio non basta più se viene trattato come atto conclusivo del fenomeno. E non basta invocare la prevenzione, tanto contro la violenza sulle donne quanto sul bullismo e l’omofobia: la prevenzione bisogna costruirla, uscendo dall’ottica securitaria, insegnando un’altra educazione civica.

Quello che proponiamo è un diritto scritto nella Convenzione di Istanbul, ratificata all’unanimità in Parlamento, che propone agli Stati di introdurre l’educazione all’affettività negli ordinamenti scolastici. In Europa è una realtà, in Italia siamo ancora in ritardo. Benché esistano esempi di autonomi progetti scolastici sul tema, è importante fare una legge che miri a fare di essi un virtuoso modello nazionale.

 

Chiediamo che la proposta sia discussa al più presto e che diventi quanto prima legge dello Stato. La violenza maschile sulle donne, l’omofobia, il bullismo e gli stereotipi di genere si combattono con l’educazione e la formazione sin da piccoli. Prima che sia troppo tardi. Firma anche tu

Il testo della proposta di legge

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