Sei in: Home › Attualità › Notizie › Senato, Barozzino: gli imprenditori chiedono un piano industriale, non l’abolizione dell’art. 18
Mercoledì, 1 ottobre 2014

Senato, Barozzino: gli imprenditori chiedono un piano industriale, non l’abolizione dell’art. 18

Giovanni Barozzino

«C’è una bugia che ha attraversato almeno tre legislature: in Italia non si investe per via dell’articolo 18. Ho parlato con tante aziende serie e nessuna ha mai posto l’articolo 18 come un problema. Le aziende casomai vogliono accedere ai crediti, che voi avete negato con le vostre politiche; vogliono innovazione e ricerca, che voi avete tagliato; vogliono un piano industriale vero; vogliono un piano straordinario sul lavoro; non vogliono una politica assente su questi temi. Questo chiedono i nostri imprenditori, non hanno mai chiesto l’abolizione dell’articolo 18». Lo ha detto il senatore Giovanni Barozzino, capogruppo di SEL in commissione lavoro, intervenendo in Aula, in discussione generale sul Jobs Act.

«Parlate di tutele crescenti – ha aggiunto – allora cerchiamo di spiegare bene ai cittadini cosa intendete: si tratta di un contratto di lavoro che può essere di pochi giorni, poche settimane, pochi mesi, se poi il lavoratore supera tutti gli ostacoli, perché le aziende hanno la possibilità di attuare cinque rinnovi e infinite proroghe, ovvero qualora succedesse il miracolo, il lavoratore, dopo tre anni, viene assunto con contratto a tempo indeterminato. Ma perché lo chiamiamo «a tempo indeterminato», se poi lo possono licenziare in qualsiasi momento senza dare giustificazioni? E poi ci diciamo, tutti noi, che la politica ha perso credibilità! Vi pongo la questione al contrario: perché dovrebbe averla, la credibilità?».

 

“Faccio un appello a tutte le persone che hanno un briciolo di dignità, e penso che qui dentro ce ne siano tantissime. Non permettiamo che tre persone facciano una riforma così importante come quella del lavoro. Ogni persona qui si dovrebbe fare un esame di coscienza, a partire da me. Ognuno di noi ha il dovere di capire in che condizione mettiamo i lavoratori, i nostri cittadini, perché sapete quale segnale stiamo dando? Che la dignità del lavoratore è in vendita. È in vendita, perché gli danno 2.000-3.000 euro di indennizzo e quello è il suo diritto. Noi abbiamo il dovere di rispettare la democrazia e la nostra Costituzione. Da oggi, ve lo chiedo per favore, deve partire una vera resistenza politica per la democrazia. Tutto il resto sono chiacchiere al vento”.

Commenti