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Venerdì, 17 ottobre 2014

Terni, Sel: «Il paese reale è in questa piazza, e noi siamo con loro. Renzi agisca per evitare chiusura»

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“Che sia uno sciopero di tutta Terni, di tutta l’Umbria e dell’intero paese. Che sia uno sciopero in difesa del lavoro, ma anche capace di avanzare con chiarezza una proposta alternativa alla logica dello smantellamento imposta da ThyssenKrupp per un presidio produttivo fondamentale per il nostro territorio e per il paese”. E’ quanto si aspettano sindacati, lavoratori, famiglie e istituzioni dallo sciopero generale di 8 ore cheha segnato la giornata odierna di tutta la provincia di Terni.

Oggi a Terni si sfida la superstizione e si va in strada per dire che le acciaierie con 130 anni di storia sulle spalle (anniversario che cade proprio quest’anno) non si toccano, né si piegano alle decisioni del padrone tedesco, la multinazionale ThyssenKrupp che di Ast, Acciai Speciali Terni, detiene il 100% di azioni. Le acciaierie anzitutto sono di proprietà morale e identitaria di ciascun ternano e, di più, di ciascun umbro. Per questo oggi viale Brin, sede delllo stabilimento siderurgico, pullula dei gonfaloni di moltissimi dei 92 Comuni umbri e di striscioni di aziende, piccole e grandi, che rappresentano territori e settori di produzione importanti per questa piccola regione nel cuore dell’Italia.

Oltre 20 mila persone – fanno sapere gli organizzatori – hanno sfilato in corteo nel centro della città umbra per manifestare contro il piano di ThyssenKrupp per l’Ast che prevede 550 licenziamenti. A partecipare allo sciopero indetto dai sindacati sono stati non solo i lavoratori delle acciaierie, ma anche bar e negozi che hanno voluto manifestare la solidarietà ai lavoratori licenziati tenendo abbassate le saracinesche. Alta, insomma, è stata l’adesione di tutta la cittadinanza ternana. La manifestazione si è conclusa alle 12 di venerdì senza scontri con le forze dell’ordine schierate sì, ma con una presenza che è sempre stata discreta. Al corteo hanno partecipato i segretari generali di Cgil e Uil, Susanna Camusso e Luigi Angeletti.

Presente anche Sinistra Ecologia Libertà con un suo striscione. «Se si vuole risolvere la crisi fermando i licenziamenti alle Acciaierie Speciali Terni, Renzi convochi la multinazionale tedesca a Palazzo Chigi. La Presidente dell’Umbria e il Sindaco portino a Terni la data della convocazione. Anche questo si aspetta la manifestazione di oggi a Terni. Renzi rimedi agli errori fatti. La terza “T” aspetta»  ha dichiarato Giorgio Airaudo responsabile lavoro e deputato di Sel.

Per Ciccio Ferrara, deputato Sel che guida la degnazione a Terni: «Il paese reale è in questa piazza, e noi siamo con loro. Renzi convochi le parti. E’ stucchevole continuare a dire davanti alle tv che ci sono 80mila posti di lavoro in più, quando migliaia di persone perdono il lavoro in decine di vertenze aperte come questa di Terni. Renzi esca dai Talk show, smetta di corteggiare i poteri forti del paese, e sbatta i pugni sul tavolo per difendere la vita e la dignità delle personein carna e ossa».

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Per il coordinatore nazionale di Sel on. Nicola Fratoianni «Assecondare le richieste di ThyssenKrupp sulla riduzione dell’occupazione e del costo del lavoro significa rassegnarsi in prospettiva alla perdita di un pezzo fondamentale dell’acciaieria, la lavorazione a caldo, la cui chiusura significherebbe rendere quello di Terni un impianto di serie b nello scenario europeo, costretto a lavorare materiali prodotti altri. L’ennesimo colpo al sistema industriale italiano. Per questo l’impostazione del governo è colpevolmente sbagliata a va immediatamente cambiata. Renzi contratti con la Merkel personalmente il mantenimento in territorio italiano di questo pezzo della produzione siderurgica e la smetta di dire soltanto che è preoccupato e terrorizzato. Terrorizzati sono i lavoratori, lui deve fare il suo mestiere che è quello di difenderli».

Il 9 ottobre scorso è saltata la trattativa che si era aperta il 4 settembre sui tavoli del ministero per lo Sviluppo Economico. L’Ast ha quindi proceduto unilateralmente nell’attuazione di un piano industriale che ammazza il lavoro operaio a Terni proponendo 537 esuberi tra i dipendenti diretti di Ast e mette sul lastrico altrettanti lavoratori delle ditte esterne alle quali l’azienda ha comunicato di tagliare del 20% la parte economica dei contratti di appalto.

Il Governo – secondo i sindacati – invece di giocare un ruolo di parte (la parte dei lavoratori, ndr) ha preferito vestire la casacca dell’arbitro, prendendo a riferimento proprio quel piano industriale di Ast presentato lo scorso 17 luglio che invece andava stracciato del tutto. Palazzo Chigi aveva proposto una soluzione con una riduzione degli esuberi da 537 a 290 e con misure di aiuto per i fuoriusciti. Ma la proposta è stata giudicata irricevibile sia dalle parti sindacali, sia dall’Ast. E così il banco è saltato e l’amministratore delegato di Ast, Lucia Morselli ha preceduto spedita con il programma iniziale.

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