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Giovedì, 25 giugno 2015

Abbandoniamo le certezze e mettiamoci in discussione perché la sfida è aperta

sinistra-e-governo

Prima ancora che essere un partito Sel è stata un laboratorio politico che – sia pure per una breve fase ed a macchia di leopardo – è stata in grado di sospingere verso la partecipazione politica una parte delle migliori energie del Paese, di offrire spazi, forum di idee, luoghi di socializzazione e una speranza di rigenerazione della politica. È stata un soggetto politico capace di generare partecipazione e innovazione, entusiasmo e speranza, non solo attorno al suo leader (come spesso si è detto semplificando) ma intorno ad esperienze come le Fabbriche di Nichi, l’onda cagliaritana di Ora Tocca a Noi, i movimenti arancioni, che raccoglievano l’eredità politica dei referendum 2011 e la ricomponevano nella dimensione territoriale. Uno spazio politico prima che un partito. Perché i partiti – come succede oggi a Sel – possono perdere il proprio appeal e la propria spinta propulsiva, ma le buone pratiche e lo spazio che hanno costruito restano e vanno comprese.

A Porto Torres un surfista americano, che vive da appena quattro anni nell’Isola (un perfetto sconosciuto per le cronache), straccia letteralmente il candidato del centrosinistra al ballottaggio: in questo caso non un impresentabile ma piuttosto una persona seria, onesta e competente, parte tuttavia di quel dejavù che gli elettori non vogliono proprio più. Perché giustamente stanchi di promesse, sfiancati da una crisi che ha diffuso povertà, disoccupazione, paure e risentimento.

Ed allora uno dei nuclei centrali che spiega la crisi delle formazioni politiche tradizionali è precisamente l’assoluta incapacità di promuovere il cambiamento, svecchiare pratiche e personale politico, offrire una rappresentazione compiuta di una speranza possibile e di una Italia migliore. Che pure esiste: nella cosiddetta “società civile” ma anche nei meno conosciuti territori della politica, anonimi per il sistema dei Media ma popolati di giovani generazioni che affermano sindaci e consiglieri, regionali e locali, a suon di preferenze.

La sinistra deve superare innanzitutto psicologicamente (e poi organizzativamente) l’inerzia, l’immobilismo, il politicismo, la paura di osare. L’esperienza di Sel nella sua alba è stata questo: freschezza, dinamismo, agilità, innovazione e coraggio, narrazione di una Italia che avremmo voluto. E quando la paura (di perdere, innanzitutto) ha preso il sopravvento allora è iniziato il tramonto, il ripiegamento iper-tattico, il nascondino davanti alle sfide, il racconto (così fan tutti) di ciò che non va.

Penso anche che il tema del rapporto (alleanza-rottura) con il Pd sia assolutamente noioso e mal collocato nel dibattito, che trasudi politicismo e che rischi di diventare strumentale. La necessità ora è quella di una nuova casa per i progressisti, gli ambientalisti, i democratici, che abbia idee-forza (reddito, lavoro, ecologia, diritti civili, socialità), che sappia contendere – in maniera credibile – al renzismo la visione di futuro, che ricostruisca trame di contemporaneità e relazioni sociali dense, che valorizzi e metta in rete le potenzialità e le troppe solitudini. Che rimescoli (per davvero) identità e provenienze.

Serve innovazione, partecipazione e cura delle relazioni. Serve capacità di ascolto e valorizzazione delle buone pratiche. Serve un gruppo dirigente che emerga in maniera naturale e consensuale nella dimensione partecipativa. E (mi si consenta di dirlo) abbiamo la necessità di ritrovare il sorriso, di guardare alla contesa politica con gli occhi ed il coraggio e la curiosità dei bambini.

L’Italicum, altrettanto quanto la fase politica e sociale che ci troviamo ad attraversare ci costringe tutte e tutti ad abbandonare le certezze ed a metterci in discussione, ad essere più ambiziosi, quindi ad offrire non un terreno identitario o resistenziale, ma una prospettiva nuova di governo al Paese. Nelle stanze chiuse non potrà nascere alcunché di duraturo e positivo, nello spazio pubblico la sfida è aperta.

 

 

Commenti

  • francesco

    Diciamo le cose come stanno.Più che un laboratorio politico, Sel è stata la provvidenziale sponda sinistra del “centrosinistra”, Strategia politica di ispirazione vendoliana finita rovinosamente nel dimenticatoio della Storia. Tanto che Sel sta per sciogliersi in un non ben definito contenitore,in compagnia di leader politici bolliti della sinistra cosiddetta “radicale”, e di recenti transfughi del PD che in passato hanno contribuito a spostare i rapporti di forza nella società a totale vantaggio delle classi dominanti.
    Il riformismo è morto e sepolto, rimane l’urgenza di andare oltre il Capitalismo. Passate parola!

  • Umberto Billo

    Gli ultimi che hanno sentito l’esigenza di “andare oltre il capitalismo”,come la Russia e la Cina, non sono finiti un granchè bene. Con questo non voglio dire che non esiste alternativa al sistema economico dominante, ma che grazie a quello che è successo ad Est e ad Oriente (vedi Laos e Korea del Nord) per molti anni a venire le idee e le proposte socialiste saranno vissute con paura dai ns concittadini. E noi nel frattempo cosa facciamo, solo testimonianza e pura propaganda come Lotta Comunista, o tentiamo di costruire un partito di sinistra che lavori sulla realtà in cui si trova, riducendo i danni di chi ci governa? Io sto dalla parte della seconda possibilità, di sbandieratori di falci e martelli ce ne sono anche troppi in Italia!

  • francesco

    Nel mondo di oggi esiste un nutrito gruppo di denigratori di falci e martelli (i simboli del Movimento Operaio!) per la semplice ragione che sono ben collocati nella società capitalista, di cui godono vantaggi aquisiti (spesso non per meriti personali) e privilegi.
    L’ideale comunista è l’elaborazione più alta del pensiero moderno, oltre la migliore declinazione del Cristianesimo. Il fallimento storico nei Paesi del cosiddetto “socialismo reale” (ammesso che si tratti realmente di socialismo ) non intacca minimamente nè la validità nè la potenzialità del Comunismo. Infatti nessuno può mettere in discussione la Medicina, intesa come scienza utile per l’umanità, anche se in giro ci sono medici mediocri o addirittura indegni di praticare questa professione.

  • Dario

    Per quello ci sono il PCI e il Pdci, che hanno tempo da perdere col loro 0,000003% in elucubrazioni su un’utopia: il comunismo è un’utopia, la più bella di tutte, ma pur sempre tale. Già il PCI di Berlinguer aveva superato queste cose, non torniamo indietro.
    Tornando al mondo reale, il nodo dell’alleanza invece è fondamentale, per una questione molto semplice. Civati ha già detto che non si alleerebbe col PD in futuro, essendo da quel partito uscito. Cosa accadrebbe allora in caso di alleanza col PD, che scindiamo di nuovo il soggetto unitario perché qualche poltronaro in Sel (ricordatevi che su questa questione Sel Emilia è stata commissariato ed affidata a Paolo Cento) vuole allearcisi? E non parlo delle eccezioni (vedi Marino o Casson), ma di tutto il resto.
    Bisogna comportarsi in maniera seria, altrimenti non se ne fa nulla.

  • http://detestor.blog.com/ Detestor

    A Michele Piras pare che il tema dell’alleanza o meno col PD sia “assolutamente noioso”. Bisogna pensare a innovazione, partecipazione, “idee-forza”. Ma la vogliamo capire una buona volta che la politica non è riempirsi la bocca con i paroloni, ma concretezza! E l’alleanza o meno col PD è un argomento concreto, concretissimo, direi dirimente addirittura per gli elettori (personalmente, non voterei Sel se fosse alleata a questo PD, e come me chissà quanti). Invece no, è un argomento “noioso”. Ma dove vive?
    Volevo anche far notare un’imprecisione: nell’ultimo paragrafo si fa riferimento all’Italicum, dicendo che ci costringe ad abbandonare certezze ecc. Volevo solo dire che, finché il Senato non sarà riformato, e anche se sarà riformato, finché non si perderà il referendum, questo sarà eletto col Consultellum, che garantisce proporzionalità e scelta dei candidati. E’ ancora presto quindi per dare per scontato un governo che si appoggi alla sola Camera, eletta con l’Italicum.

  • francesco

    La validità di una proposta politica non si misura con il pallottoliere.Un militante comunista si batte perchè si affermino i valori su cui crede, a prescindere dal consenso che può godere nell’immediato. Se fosse come dici, dovresti aderire al PD, o al M5S, o alla Lega di Salvini che hanno consensi elettorali largamente superiori a quelli di Sel e di altri cartelli similari.
    Con i tuoi parametri di riferimento, dai implicitamente ragione alle masse popolari e contadine del periodo risorgimentale che voltarono le spalle a Carlo Pisacane, che voleva liberarle dalla dominazione borbonica e dalle baronie locali.

  • Dario

    Dico solo che ritengo improbabile che i partiti che ho citato, essendo assolutamente inesistenti, possano mai superare il 2%, è la legge delle probabilità, matematica. La politica non è neanche crogiolarsi aspettando… allora, tra il vivere in eterno nell’assoluta inutilità (perché non riescono nemmeno ad organizzare una riunione di circolo), scelgo eventualmente di far politiche attiva.