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Domenica, 24 aprile 2016

Al Brennero per dire no al Muro della Vergogna e agli abusi della polizia austriaca

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Racconta lo Spiegel di una Angela Merkel favorevole, o almeno contraria soltanto di facciata, alla chiusura del valico del Brennero. Pare infatti che – dietro alle dichiarazioni formali – si nasconda la convinzione che l’orrendo muro che l’Austria sta costruendo ai suoi confini meridionali non sia da considerarsi come la pietra tombale su Schengen e sulla libera circolazione delle persone in Europa, ma come una garanzia per la Germania di fronte all’aumento degli sbarchi sulle coste italiane.

Il nostro Governo continua a ripetere che finalmente in Europa hanno capito che il grande tema dell’immigrazione e della dovuta accoglienza dei rifugiati non è un tema solo italiano: ma è davvero così? Davvero si sta costruendo una strategia europea per far fronte al problema nel pieno rispetto dei diritti umani e del diritto europeo e internazionale?

A noi pare di no, anzi sembra che molti segnali vadano nella direzione contraria: il filo spinato ai confini balcanici, la chiusura di quelli austriaci, il pessimo accordo con la Turchia, il rischio che venga di fatto demolito il sacrosanto per quanto fragile diritto all’asilo, il niet tedesco sulla proposta di Matteo Renzi sugli eurobond da emettere per finanziare le spese che i Paesi membri sostengono per l’accoglienza ai migranti e quelle per il sostegno dei paesi di partenza.

No, davvero, piuttosto sembra che l’Europa si stia avviando sull’orlo di un baratro politico e di civiltà con l’ipocrisia che ne ha contraddistinto fino ad ora il discorso pubblico. In discussione è la sopravvivenza stessa dell’Unione Europea, che – come diciamo da tempo – dopo esser nata su trattati che difendevano meglio gli interessi della grande finanza che quelli dei cittadini, dopo essersi dotata di una Governance che non prevede modalità realmente democratiche di definizione delle scelte sovranazionali, dopo aver affrontato la crisi economica nel peggiore dei modi possibili, oggi rischia di implodere di fronte alla necessità non più rinviabile di dare vita a quel vincolo di solidarietà interno che solo può garantire che si affrontino i problemi del presente e del futuro con la bussola della migliore tradizione giuridica e senza porre fine alla stessa esistenza dell’Eu.

Realismo politico vuole quindi che si affermi con forza che questa Europa è tutta da rifare, che si chieda la totale revisione dei Trattati, che si pretenda una radicalmente diversa impostazione di politica economica e un diverso equilibrio del sistema istituzionale, fondato sulla democrazia e non sugli accordi inter-governativi.
Realismo politico vuole che se non si cerca la riapertura della drammatica rotta marina dei disperati nel Mediterraneo, sempre piu’ un cimitero liquido, si impedisca la chiusura delle rotte balcaniche e dei confini a nord dell’Italia.

Renzi invece di cercare occasioni per festeggiare successi che sembrano castelli di carta, invece di fare i compiti a casa approvando misure che continuano a penalizzare i più deboli nel nostro Paese, ponga questa questione per come va posta: in maniera chiara e netta, intervenendo su tutte le linee di frattura politica aperte.

Il “muro” austriaco è una di queste. Ha detto che ci saremmo fatti sentire, ma da 10 giorni a farsi sentire non sono stati in molti e la situazione va solo peggiorando, con le autorità austriache che continuano a ribadire le stesse posizioni da settimane.

Il rischio che il nostro paese diventi, come la Grecia, un ‘paese trappola’ per migliaia di rifugiati che vorrebbero dirigersi a nord è più che concreto. Secondo l’Unicef, dall’entrata in vigore dell’accordo con la Turchia, sono oltre 22mila i bambini migranti e rifugiati bloccati in Grecia, sul cui futuro poco o nulla si capisce. Di tutto ciò – e del rispetto dei diritti umani dei rifugiati rispediti in Turchia – poco sembra importare alla Cancelliera Merkel che, in visita al campo profughi dei rifugiati siriani nella provincia meridionale di Gaziantep, riceve mazzi di fiori mentre arrivano le foto di centinaia di bambini aggrappati alle reti di recinzione, probabilmente in regime di illegale detenzione. E poco sembra importare anche al Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, che ha dichiarato: “oggi la Turchia è il miglior esempio nel mondo intero di come vengono trattati i rifugiati. Non si tratta di una dichiarazione formale, ma di un mio convincimento personale. Nessuno ha il diritto di dare lezioni alla Turchia”.

Davvero possiamo permetterci tutta questa ipocrisia? Davvero possiamo permettere che il cappio si stringa intorno all’Italia con studiate scelte di politica economica e intorno ai migranti con il filo spinato?
Per questo sono stato al Brennero oggi con i manifestanti della Marcia per la Liberta’ di Movimento. Perché se il Governo non si è ancora fatto sentire abbastanza, se l’Europa sembra mancare di coraggio, per fortuna questo non manca a tanti movimenti sociali e tante associazioni che si stanno mobilitando – ognuno a suo modo – con presidi, manifestazioni e appelli contro le scellerate scelte austriache. Oggi, di nuovo, di fronte ad un muro impressionante e irragionevole di polizia austriaca abbiamo ribadito che nessun muro può impedire il movimento di una umanità in fuga. I muri servono solo ad alimentare la paura. E purtroppo i primi dati che arrivano dai seggi austriaci lo confermano. La grande coalizione di governo che quel muro ha voluto frana clamorosamente e a beneficiare degli allarmi sui confini è l’estrema destra xenofoba è razzista.
Nell’egoismo non c’è nessuna salvezza per l’Italia e per la civiltà europea tutta. Non c’è speranza per la costruzione di un mondo più equo e più equilibrato. Non c’è dignità per chi resta fuori dai confini e per chi nativo vi vive dentro. Nell’irrazionalità del discorso pubblico sui migranti muore infatti ogni prospettiva di miglioramento delle condizioni di vita dei più deboli, perché – è la storia ad avercelo amaramente insegnato – nella guerra fra poveri si salva e vince solo e sempre il più ricco. E questo non è né il caso dell’Italia, né il caso di quanti nel nostro Paese subiscono tutte le ingiustizie del nostro tempo.

Fonte Huffington Post

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