Alexis Tsipras a Roma: Renzi? Un interlocutore possibile in Europa, lo valuteremo
L’intervista rilasciata a Daniela Preziosi per il quotidiano Il Manifesto.
Il leader di Syriza possibilista sul dialogo con il Pd: «Il vostro premier parla di cambiamento, lo valuteremo». Le divisioni della sinistra italiana? «Un lusso che non ci si può permettere. Ma non ho una ricetta: serve una dose massiccia di originalità»
Torna in Italia per la prima volta dalle europee. A casa sua, la Grecia, è impegnato nella preparazione della futura corsa da primo ministro. Nonostante questo, Alexis Tsipras, quarant’anni fra dieci giorni, presidente della greca Syriza (26,55 per cento alle europee, primo partito del paese) non ha mai smesso di partecipare alle vicende della lista che da noi porta il suo nome. Da molto vicino. A volte anche schierando tutto il peso della sua autorevolezza per dirimere le vicende non poco ingarbugliate della sinistra nostrana.
Tsipras è da ieri a Roma per tre giorni. «Alexis non è il nostro cavaliere bianco, abbiamo solo voluto raccogliere l’esempio greco», ha detto ieri il giurista Rodotà nel dargli il benvenuto. In Italia con un’agenda zeppa di impegni. Ieri ha incontrato il leader della Fiom Maurizio Landini, poi la conferenza stampa alla sede dell’Unione europea (con Rodotà, e le eurodeputate Barbara Spinelli e Eleonora Forenza). Nel pomeriggio ha inaugurato la nuova sede di Rifondazione comunista con Paolo Ferrero. E la sera cenato con Nichi Vendola e i suoi alla festa nazionale di Sel.
Tra gli impegni anche l’intervista al manifesto e un colloquio con Antonio Ingroia e la pattuglia di Azione Civile, pronti anche loro a esprimere i propri dubbi sul «ritorno alle liturgie dei partiti». Tsipras ha ascoltato tutti. Oggi sarà al Teatro Valle e poi a un comizio a Piazza Farnese. Domani presiederà la prima riunione della lista, delicatissimo appuntamento che segnerà la futura — fin qui incerta — direzione di marcia di questo pezzo della sinistra italiana. In ballo — ma su questo vigila un riserbo blindato — c’è un incontro con il presidente Renzi. Nessuna conferma ufficiale, fin qui. Enrico Letta, il nome che oggi i popolari lanciano alla presidenza del Consiglio europeo, a febbraio, gli aveva aperto Palazzo Chigi. Ma era il governo scorso; un po’ come dire il secolo scorso.
Presidente Tsipras, dopo il 4 per cento delle europee, la partenza della lista italiana non è stata facile. È venuto a portare un ramoscello di pace fra tutti, e a proporre un modello organizzativo?
In Grecia c’è un detto: per te che cammini, la strada non c’è, la trovi camminando. Intendo dire che non ho, anzi non c’è una ricetta da prendere in prestito, né dalla storia recente di Syriza né dalla tradizione della sinistra italiana. Le condizioni sono diverse, non si può trasportare un modello da un paese a un altro, da un tempo a un altro. Da noi abbiamo fatto tentativi insistenti per unire una coalizione della sinistra. Abbiamo fatto il possibile per avere con noi i comunisti del Kke, che però non hanno mai accettato la nostra proposta. Siamo riusciti comunque a costruire un’alleanza fra Synaspismos e altri partiti, e molti indipendenti di sinistra. Così abbiamo creato un modello in cui siamo tutti alla pari, anche se diversi. In Italia la strada potrebbe essere diversa. La sinistra italiana dovrà trovare una ricetta, magari con qualcosa di Syriza, qualcosa dello spagnolo Podemos, ma soprattutto una dose massiccia di originalità italiana.
Eppure fin qui la ricetta della sinistra italiana contiene tante contraddizioni e divisioni. Basta pensare alle polemiche sulla composizione della pattuglia degli eletti all’europarlamento. Presto ci saranno le elezioni regionali, e anche quella sarà una prova di unità.
Le divisioni sono un lusso che non possiamo permetterci. Alle europee sono stato contento del 27 per cento di Syriza, ma contentissimo del 4 italiano, in condizioni così difficili. La sinistra ci mette alla prova, le amarezze sono nuove prove che ci chiede di affrontare.
Come giudica i primi passi di Matteo Renzi da presidente di turno dell’Unione? La sinistra europea, di cui lei è vicepresidente, interloquirà con lui?
Noi vogliamo che la Grecia, quando domani sarà governata da Syriza, abbia interlocutori nei governi del Sud d’Europa. Questo non significa che dovremo accettare la strategia di Renzi. A tutti proporremo una piattaforma in tre punti: investimenti pubblici, taglio del debito e diritti e democrazia, anche nei luoghi di lavoro. E credo che il popolo greco e quello italiano abbiamo molte cose in comune. Dobbiamo cercare una strada per affrontarle insieme.
Sta dicendo che considera interessanti le proposte europee di Renzi, quelle del discorso d’avvio del semestre?
Dal discorso di Renzi ho colto elementi utili. Certo, in Europa le larghe intese tra conservatori, socialisti, liberali e parte dei verdi hanno assunto il controllo della commissione e del parlamento per continuare l’austerità e imporre rigidamente il trattato. L’Italia deve avere un ruolo decisivo contro la mania dei parametri economici per rilanciare invece lo sviluppo e l’occupazione. Vedo che Renzi chiede l’allentamento delle patto di stabilità, non la sua cancellazione. E per averlo, di fatto accetta la politica neoliberista, una camicia di forza destinata comunque all’insuccesso, perché rischia di rompere l’Unione. In ogni caso segnalo positivamente quello che dice Renzi è molto diverso da quello che dice il presidente Samaras in Grecia (primo ministro, leader della conservatrice Nuova Democrazia) che invece non vuole neanche allentare il patto.
Quali sono i temi di possibile interlocuzione con Renzi?
Renzi usa un’interessante retorica sul cambiamento. Il semestre di presidenza italiana potrebbe servire a cambiare rotta. Misureremo il suo discorso su tre questioni: il Ttip (trattato trans-atlantico per il commercio e gli investimenti, negoziato segretamente, ndr); l’immigrazione, dove abbiamo sentito qualche proposta e siamo pronti a valutarla; e il debito.
Ma sul debito, e anche sulla sua proposta di new deal europeo restate lontani dal Pse.
Dalle richieste che fa Renzi sullo scorporo degli investimenti, è chiaro che anche loro sanno che senza investimenti pubblici non si esce dalla crisi. Ripeto, la camicia di forza dei trattati è assurda. E su queste posizioni costruiremo un’alleanza maggioritaria che faccia pressione sui governi.
Come valuta i nomi dei commissari che circolano, e in particolare quello dell’italiana Mogherini a Lady Pesc?
Intanto vedo che sulle politiche economiche siamo in perfetta continuità con il passato, purtroppo. Quanto a Mogherini, potremo condividere o meno la sua nomina, ma ricordo a Renzi che per raccogliere successi deve cercare alleanze.
In questo momento in Italia Renzi porta avanti riforme costituzionali contro le quali la sinistra presente in parlamento, ovvero Sel, fa ostruzionismo.
Il Renzi italiano e quello europeo sono diversi. In Italia il suo governo propone lo stravolgimento della Costituzione e l’approvazione di una legge elettorale liberticida. Accettare il restringimento della democrazia significa accettare l’idea del nostro avversario. È ovvio che la sinistra si opponga con tutti i mezzi.
Quindi Renzi è un interlocutore possibile in Europa ma non in Italia?
La direi assolutamente così.
Nella foto l’incontro tra Alexis Tsipras e Nichi Vendola nella sede di Sel