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Martedì, 15 dicembre 2015

Bene stop all’emendamento. Ma il lavoro non è finito: salve le concessioni già rilasciate

Le-trivelle-in-Italia

Le proposte emendative del Governo Renzi alla legge di stabilità sembrano cambiare di molto il quadro sancito dallo Sblocca Italia. Innanzitutto, sarà necessario aspettare che tali proposte vengano approvate. Quindi verificare nel concreto cosa cambia – cosa potrà cambiare.

È quanto mai necessario essere cauti e vigili.

Siamo alle prese con un Governo e con un partito nazione che regge tutte le parti in commedia. Accentra le competenze ed estromette le regioni accelerando sullo sfruttamento delle risorse fossili; allo stesso tempo si oppone a se stesso con governatori – come Pittella in primis – che millantano grandi capacità relazionali con il governo, esultano per vittorie sfolgoranti e travolgenti… e quando soccombono tentano di minimizzare gli effetti negativi. Quindi apre a alla campagna referendaria grazie ai consigli regionali a propria maggioranza, con in testa alcuni presidenti degli stessi, tra cui si è distinto Lacorazza. Oggi, infine, presenta gli emendamenti contro se stesso.

Poco ci manca che – come fece Berlusconi con Scanzano – affidi alla propaganda di regime “le magnifiche sorti e progressive” dei risultati conseguiti da se medesimo contro se medesimo.

Va tutto male? Non lo crediamo ma diffidiamo dei facili entusiasmi e richiamiamo tutti al senso di realtà.

Veniamo al merito: cosa cambia? Viene proposto il blocco dei progetti entro le 12 miglia marine e si propone di cancellare la “strategicità, indifferibilità ed urgenza” delle attività petrolifere che avevano estromesso le Regioni; verrebbe meno il vincolo preordinato all’esproprio già nella fase di ricerca; si eliminerebbe il sistema delle proroghe, con limitazione delle attività di ricerca ed estrazione e con il coinvolgimento degli enti territoriali ai processi decisionali.

Per ciò che attiene l’eliminazione del ‘piano delle aree’ sulla programmazione delle nuove attività, previa Valutazione Ambientale Strategica, rimangono dubbi su ciò che potrà accadere nelle more e in caso di richiesta di rilascio dei titoli concessori unici senza il piano.

Ci chiediamo, inoltre, che cosa accadrà delle autorizzazioni già rilasciate dal Governo Renzi e dal partito Nazione alla Shell e altre multinazionali al largo delle nostre coste?

In pratica, gli emendamenti proposti dal Governo (contro se stesso) “bloccano” il famoso progetto Ombrina Mare, del gruppo britannico Rockhopper, ma probabilmente “fanno salve” le autorizzazioni già rilasciate.

Siamo il solito paese (regione) di Arlecchino. Infatti, per ciò che attiene alla Basilicata, sia lecito preoccuparci ancora un po’ di più. Il processo decisionale “dal basso” e il coinvolgimento dei territori non potrebbe essere mai considerato un male ma, abituati come siamo ai nostri Arlecchini che hanno fatto scempio del territorio quando avevano tutti i poteri e le possibilità per evitarlo, la preoccupazione è d’obbligo.

La Regione avrebbe la possibilità di intervenire attraverso le sue competenze. Finisca il balletto e si cominci a dire cosa si vuol fare nel merito. A partire dalle nostre proposte di legge – che pongono limiti alle emissioni nocive, limiti al consumo del suolo e istituiscono il registro regionale tumori – per le quali abbiamo raccolto migliaia di firme e che oggi languono in Consiglio.

* coordinatrice regionale SeL Basilicata

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