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Giovedì, 26 novembre 2015

Crisi, alla Saeco di Bologna licenziati metà dei dipendenti. Sel: la Regione dia seguito agli impegni presi

Saeco

La Saeco di Gaggio Montano, sull’appennino di Bologna, annuncia circa 240 esuberi tra i propri lavoratori: un sostanziale dimezzamento dell’organico. La notizia e’ arrivata dall’atteso incontro tra l’azienda e i sindacati. Carica subito la Fiom-Cgil, col segretario regionale Bruno Papignani che teme la chiusura dello stabilimento: «andiamo a testa bassa e prendiamo a testate i fautori di questo disastro», arriva ad invitare Papignani sul suo profilo Facebook.

Philips, osserva il sindacalista, «gestisce marchi, non produzioni, ma non possiamo permetterci che gradualmente chiuda la Saeco Italia mantenendo qualche linea dimostrativa o qualcuno ad incollare i patacchini». Preoccupazione anche dal mondo politico. «E’ indispensabile che la Regione dia seguito agli impegni assunti nei giorni precedenti in risposta alla mia interrogazione e convochi le parti e attivi tutti i percorsi a salvaguiardia e tutela di lavoratrici e lavoratori», fa sapere il capogruppo di Sel in Regione Igor Taruffi, di Porretta terme. «Credo che il tema debba essere portato all’attenzione anche del Governo e del ministero competente e a tal proposito mi muoverò. Per l’Appennino bolognese si profila una situazione drammatica. Piena solidarietà e sostegno alle mobilitazioni di lavoratrici e ai lavoratori».

Sel ha annunciato subito una interrogazione in Parlamento sulla vicenda. «E’ quanto mai necessario comprendere le cause del perché la Saeco presenti tali difficoltà operando in un settore in forte espansione sul mercato e lavorare per creare le condizioni di una ripresa», scrive in una nota il deputato di Sinistra Italiana Giovanni Paglia. «Nei giorni scorsi- ricorda- già molti dipendenti hanno manifestato davanti ai cancelli per chiedere conto circa la situazione dell’azienda. Nonostante infatti l’acquisizione della Saeco da parte del gruppo multinazionale Philips, che nel 2009 era nata sotto i migliori auspici, l’azienda oggi versa in difficoltà». «La continua diminuzione della produzione di macchine per il caffè, lo spostamento in Romania di buona parte della produzione e l’uso massiccio della cassa integrazione- sottolinea ancora Paglia- sono elementi quanto mai significativi».