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Giovedì, 15 dicembre 2016

E’ legge il reddito di solidarietà in Emilia Romagna, Taruffi/Torri (Sel-Si): Un lungo lavoro per un primo grande risultato.

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Il reddito di solidarietà è finalmente diventato legge, la prima legge del genere in Italia. Per Igor Taruffi (SEL-SI), primo firmatario del progetto di legge, si tratta di una legge “che sancisce un principio fondamentale e universale: c’è una soglia sotto la quale le istituzioni pubbliche devono intervenire con un un sostegno economico”.

È una legge di iniziativa dei consiglieri, anticipata da una risoluzione di Sel che impegnava l’Assemblea ad approvare una legge di sostegno al reddito e la Giunta a stanziare i soldi a bilancio per applicarla, e nasce da un grande lavoro di dibattito e collaborazione, sia tra i diversi gruppi assembleari che tra l’Assemblea e la Giunta.
“Lavoro importante anche perché calibrato sui territori, condiviso con associazioni e addetti ai lavori. Una legge utile, al centro delle discussioni politiche da anni, che finalmente potrà aiutare quella fascia di popolazione con una bassissima fascia di reddito.
Un punto fermo. Un aiuto strutturale per chi ne ha bisogno. Che negli anni potrà essere ampliato, reso ancora più utile. Ma un limite base dal quale tornare indietro non si può.
Non era scontato riuscire a stanziare 35.000.000 di euro, non era scontato riuscire ad approvare un testo di legge che potesse essere utile a creare percorsi di uscita dalla povertà.
Sappiamo che è il lavoro al centro delle politiche di reinserimento in società e di uscita dalle situazioni di indigenza, ma sappiamo anche che non si crea il lavoro per legge. Una legge invece può redistribuire le risorse, ed è quello che con questa legge facciamo”.

“Questa misura per intervenire direttamente a contrasto delle diseguaglianze e sulla base di un principio solidaristico che in politica tende ad essere sempre più trascurato è il punto di partenza di un impegno ancora più grande. Insieme alla legge – sottolinea il consigliere SEL-SI Yuri Torri – abbiamo approvato un ordine del giorno che fissa già alcuni criteri in base ai quali sviluppare il lavoro una volta valutati i primi risultati: un allargamento dell’accesso modificando le soglie; un utilizzo regionale anche dei fondi stanziati dallo Stato e non spesi; avviare attività di studio e ricerca per rendere sempre più qualificati ed efficaci gli strumenti introdotti dalla legge”.

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