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Martedì, 3 maggio 2016

Emergenza Cultura e No al TTIP: perché i cittadini sono trasformati in clienti, il patrimonio in una merce

tirocinio

Sabato 7 maggio sfileranno per le vie di Roma due manifestazioni importanti. Al mattino il mondo della cultura e dell’arte, unito dal manifesto Emergenza Cultura, in difesa del nostro patrimonio culturale e di quel che resta della bellezza del nostro paesaggio , al pomeriggio le tante associazioni, le forze politiche e sindacali, che si oppongono al TTIP. La compresenza non è casuale.

Il TTIP infatti, che il nostro governo appoggia senza riserve, rappresenta in maniera emblematica l’affermazione della priorità del mercato e delle merci rispetto alle esigenze di benessere e di ben vivere delle popolazioni. E’ straordinario che gli stessi Stati che hanno aderito a Parigi pochi mesi fa a Cop 21,in cui la priorità affermata è porre un freno al riscaldamento climatico, si trovino uniti nel togliere i freni che ostacolano il libero dispiegarsi delle forze di mercato, quelle stesse che ci hanno portato alla drammatica situazione attuale, fino al punto di chiedere e ottenere garanzie, e penali da pagare, a quegli Stati le cui legislazioni nazionali prevedano norme a tutela dell’ambiente, della salute, del lavoro della sana alimentazione dei propri cittadini, qualora siano ritenute incompatibili con la libertà dei capitali di circolare per il mondo e di fare profitti. Straordinario ma non troppo.

democrazia

Perché se si continua a restare all’interno del paradigma neoliberista, che prescrive insieme austerità per i popoli e libero sviluppo dei capitali, e in cui, come in Italia, la ricetta pressochè esclusiva per uscire dalla crisi è la capacità di attrarre investimenti esteri, che come è noto vanno dove minori sono i vincoli e i diritti, gli impegni pure importanti di Cop21, sono destinati a restare sulla carta. Del resto, con straordinaria lucidità, di questo ci aveva già avvisato papa Francesco con la sua enciclica, in cui afferma che solo la vigilanza e la mobilitazione dei popoli potranno fermare lo spreco di risorse ambientali e di persone che è insito in quel modello. Il 7 maggio a Roma il popolo che si oppone al TTIP e a quel modello prenderà la parola.

“Emergenza cultura” a sua volta ci parla dei danni irreversibili che potrebbero avere sulla bellezza delle nostre città e del nostro Paesaggio, sulla conservazione del nostro patrimonio culturale, il combinato disposto di alcuni provvedimenti recenti, già varati o in rampa di lancio, del governo Renzi. Lo “Sblocca Italia”, le riforme del Ministro Franceschini, la legge Madia sul pubblico impiego.

Separare la valorizzazione dalla tutela, con le risorse aggiuntive, del resto scarse, concentrate sulla prima; subordinare in via gerarchica i sopraintendenti ai prefetti, la tecnica e la conoscenza alle dirette emanazioni del potere politico; facilitare il rapido avvio delle opere pubbliche e private con il meccanismo del silenzio assenso, in tempi ristretti e impossibili per soprintendenze impoverite di personale e di mezzi, mette in pericolo la assieme al paesaggio la stessa memoria del nostro passato e diritti di cittadinanza fondamentali, quali quelli sanciti dall’articolo 9 della Costituzione.

I cittadini sono trasformati in clienti, il patrimonio in una merce fra le altre. Del resto questa sembra essere la logica del capitalismo in crisi. Trasformare in merce da cui trarre profitto tutti gli ambiti della nostra vita. E cosi’ la cultura e la bellezza, radicate nelle cose e negli uomini, che potrebbero essere la cura rispetto ad una economia malata, vengono rapidamente assimilate alla malattia. Per far questo, e i provvedimenti citati lo fanno, bisogna indebolire la funzione pubblica di vigilanza e controllo, mortificare la professionalità e la dedizione al proprio lavoro e alla propria coscienza di centinaia di funzionari pubblici. E togliere al tempo stesso la speranza di un lavoro per cui si sono preparati con impegno a migliaia di giovani archeologi, di giovani storici dell’arte, oggi costretti alla disoccupazione e alla precarietà e a cui è sempre più difficile immaginarsi un futuro.

Proveranno a far passare per conservatori le donne e gli uomini che il 7 manifesteranno a Roma. In realtà c’è più bisogno di sapere, di ricerca e di creatività se ci si dedica alla conservazione del nostro patrimonio comune e della bellezza e della vivibilità del nostro territorio, che se ci si omologa al dogma del profitto e della innovazione a prescindere.

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