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Mercoledì, 15 luglio 2015

Europa, il re è nudo e ci mostra la faccia dei nazionalismi e populismi peggiori

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Più che Tsipras quello che esce umiliata dall’esito del negoziato sulla Grecia è l’idea dell’Europa dei popoli. Dell’Europa che sapeva stare nel mondo preservando e innovando il suo Welfare, la sua civiltà, la sua cultura dei diritti, il valore non negoziabile della democrazia. “Il re è nudo” e ci mostra la faccia di un’Europa schiava dei nazionalismi e dei populismi peggiori, quelli dei forti che alimentano nel proprio popolo l’egoismo e l’indifferenza verso i più deboli. Il populismo che inganna il proprio popolo facendogli credere che tutto può andare vati così, che si può salvare la propria economia e il proprio stile di vita se si mettono in riga i poveri e i riottosi.

Tsipras ha provato a mettere in discussione questa Europa, e l’ha fatto da europeista convinto. Era il suo europeismo democratico, quello che richiamava nelle parole e nelle azioni l’Europa dei padri fondatori, quello che faceva paura all’Europa dei potenti, molto di più dei nazionalismi e dei separatismi alla Salvini . E ha parlato chiaro al suo popolo, e ne ha ascoltato la volontà, che era quella di contrastare il più possibile la logica dell’austerity e lo strapotere delle oligarchie finanziarie, ma di restare in Europa. Dire no alle condizioni umilianti, ma restare nell’euro, diffidente, il popolo, delle ipotesi di scuola sui benefici che avrebbe potuto portare alla Grecia il default e il ritorno alla dracma.

E Tsipras ha provato a farlo, solo contro tutti. Tenendo aperta una possibilità per il suo popolo dentro l’Europa. Magari contando sul fatto che le contraddizioni che il no del suo popolo ha aperto dentro l’establishmenti europeo possa dare i suoi frutti in un futuro prossimo,. Contraddizioni fra i Paesi piuttosto che fra gli schieramenti politici. Anche per i socialdemocratici i nazionalismi hanno contato molto più delle idee. Diversamente preoccupati, i tedeschi e i mediterranei, del grado di umiliazione della Grecia che poteva aprire spazi alla loro sinistra. L’internazionalismo della socialdemocrazia è finito, come finì ai tempi delle Prima Guerra Mondiale, che vide i partiti di quella che ancora era l’Internazionale Socialista, schierarsi in ordine sparso con i guerrafondai dei rispettivi paesi. Ed è emersa persino, determinante alla fine per non portare a compimento il piano nordico che aveva messo al primo posto l’ottenere la testa di Tsipras, un embrione di politica euro mediterranea, guidata da un Hollande che per la prima volta dà qualche segno di vitalità rispetto ai diktat della Merkel.

Contraddizione destinate a finire rapidamente se non parte un nuovo internazionalismo antagonista alle logiche della tecnocrazia e della finanza, ma non velleitario, e attento ad usare tutte le contraddizioni che si aprono nel fronte avverso. Mi fa un po’ impressione quella parte della sinistra italiana che sembra auspicare la spaccatura di Siryza.. Pronta magari a fare il tifo per Varoufakis come prima lo faceva per Tsipras. Occorrerebbe fare prima di tutto i conti con se stessi, e con la propria incapacità di essere stati qualcosa di più che tifosi. Tsipras la sua parte l’ha fatta fini i fondo, fin dove poteva spingersi senza uscire dall’Europa. E ha fatto il suo referendum. Dovremmo riflettere, prima di prendersela con Tsipras, sul fatto che non siamo riusciti a raccogliere le firme per il referendum contro il Patto di Stabilità, che poteva essere l’aiuto più concreto che potevamo dare alla Grecia e alla battaglia per una nuova Europa.

Ci sarebbe bisogno i questa prospettiva che riprendessero l’iniziativa i sindacati a livello europeo. La DGB tedesca e la Confederazione Europea dei Sindacati tedesca qualche segnale l’hanno dato, anche se solo a livello di comunicati, distinguendosi dalle posizioni della socialdemocrazia. Dovrebbero essere oggi i sindacati mediterranei a muoversi con decisione, e a promuovere una iniziativa sindacale europea, perché senza mettere in discussione l’austherity i sindacati nazionali saranno sempre più costretti in una logica difensiva senza progetto, e a perdere giorno dopo giorno quel che resta della loro forza e della loro autonomia, con qualche conseguenza sui redditi e sulla libertà dei lavoratori.

Per la sinistra europea, per i sindacati, per i democratici dell’Europa intera è cadute l’illusione che la Grecia potesse fare la rivoluzione per tutti. Siamo oggi tutti chiamati a a riprendere in mano il nostro destino, e ritessere le fila di una battaglia lunga e difficile. Che sarà più facile se Siryza resterà unita e con Tsipras alla guida della Grecia.

 

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