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Giovedì, 3 dicembre 2015

I Giochi del clima sono inziati! Un modo creativo e pacifico per chiedere giustizia ambientale

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Manifestare è un diritto, ma oggi questo diritto è messo in dubbio. Causa: la paura. Poche decine di manifestanti che sfidano l’ordine in modo non pacifico, cancellano le migliaia che marciano e protestano in modo pacifico.

A Parigi dopo gli attentati del 13 novembre tutte le manifestazioni sono state vietate. Ma questo non significa che gli ambientalisti si siano arresi. Gli attivisti del clima che si erano ingegnati e preparati per mesi per contornare il vertice sul Clima, la Cop21, con una serie di iniziative, di atti di disobbedienza e di protesta senza rompere o spaccare nulla, non hanno voluto arrendersi e stanno dando vita a quello che potrebbe definirsi “la protesta creativa” più divertente del momento. Stiamo parlando dei Climate games, i Giochi del Clima.

Programmati da tempo, i Giochi del clima, erano pronti ad irrompere sulla scena mediatica al via della conferenza sul Clima di Parigi dal 29 novembre. Ma quanto accaduto ha reso la loro programmazione un po’ più complicata, ma non li ha fermati.

Ispirati dal film e romanzo “Hunger Games”, intendono capitalizzare sull’attrattiva del gioco. Isa Fremeaux, un organizzatrice dei Giochi, parla di questi come un modo per rendere la creatività dell’attivista un messaggio, un modo per «portare avanti la gioia del mondo che vogliamo proporre».

Una prima versione dei Giochi del clima si era svolta nel 2009 e l’oggetto contestato era una centrale a carbone di Amsterdam. Da allora ogni anno si sono ripetuti, e quest’anno doveva essere il debutto in grande stile con una durata di un paio di settimane.

 Come funzionano

I giochi vengono proposti da una squadra sul sito web dove una mappa interattiva segnala i luoghi o l’obiettivo previsto per l’azione. Chi vuole può aggregarsi ad un team e di iscriversi in modo anonimo. I team, le squadre,  possono aggiungere informazioni sul campo di gioco (la mappa) o recuperare le informazioni che potrebbero dare più senso alle loro azioni. Poi, una volta “giocato”, viene scritta una relazione sull’accaduto con foto o materiali video, e viene postata sul sito.

L’associazione che ha messo in piedi sito e software per farlo funzionare dicono che neanche loro sono in grado di dire quante saranno le azioni e dove. Al momento le squadre iscritte sono 200. Il campo da gioco principale è Parigi, ma si può giocare ovunque.

Ci saranno poi anche i premi. Alcuni sono solo per ridere, ma la maggior parte è un modo geniale per ispirare azioni efficaci e premiare i comportamenti utili. Premi sono previsti per la tattica più innovativa, il migliore sostenitore di altre squadre, il miglior modello di comportamento coraggioso, o l’uso migliore di un Piano B, la migliore rendicontazione su una “Blue Team” (le autorità, ossia la polizia e affini), o il miglior modo di trovare soluzioni.

Lo slogan dei Giochi del clima è “Non stiamo difendendo la natura – siamo la natura che si difende”. Uno slogan che permette di identificarsi con qualcosa di più grande di una semplice causa, e che permette anche chi non è a Parigi di partecipare e sentirsi parte.

 Le prime azioni

Il 29 novembre, giorno in cui si sarebbe dovuto svolgere la manifestazione di apertura vietata per ragioni di sicurezza, ha visto migliaia di persone hanno dato vita ad una catena umana lunga più di 3,5 chilometri. Il tutto senza creare disagio al traffico, e conclusasi con le migliaia di scarpe a Place de la Republique, a simboleggiare le persone che avrebbero marciare. Tra le scarpe anche quelle di papa Francesco.

Un collettivo di 82 artisti chiamato Brandalism ha affisso 600 cartelloni nelle bacheche pubblicitarie della capitale francese. I messaggi di denuncia ambientalista vanno dalle finte campagne di grandi aziende a illustrazioni, foto e disegni contro la Cop21 e le multinazionali. Lo scopo è far passare un messaggio chiaro e semplice: come far evolvere la lotta contro il surriscaldamento planetario, con delle imprese partner così inquinanti?

Brandalism è un movimento di rivolta contro “l’invasione visiva dei giganti mediatici e della pubblicità”. Nato nel 2012 in Gran Bretagna, il gruppo si è poi ampliato con l’ingresso di artisti provenienti da varie località.

Per alcune occasioni specifiche, come l’operazione-clou del 2014, altri artisti integrano il gruppo. Lo scorso anno, in maggio, furono 40 artisti internazionali a vandalizzare le pubblicità su 360 siti.

Uno degli spazi che è fiorito a Parigi è la Comunità Art Hub, avviata dal Progetto Eroles in collaborazione con il collettivo Jungle House e TierrActiva. L’Annexe serve sia come un hub fisico per le persone creative, organizzazioni o l’esecuzione di interventi sul clima. E’ virtualmente una casa lontano da casa per gli attivisti. Lo spazio ospita anche una cucina in grado di fornire pasti per gli attivisti.

Lo spazio si presta anche per workshop, opere teatrali coinvolgenti su piccola scala e l’educazione politica – da briefing legali a corsi yoga anti-stress, dal colonialismo del carbone a laboratori per costruire burattini giganti.

Tra le iniziative a sorpresa quella organizzata da “La Cantine des Nations Unies” che è in piena azione. Le istruzioni per i partecipanti sono semplici: portate un vegetale. Obiettivo indagare come il potere e il processo decisionale sarebbe se i leader politici mondiali fossero invitati a cucinare insieme. Con l’avvertimento inquietante di potenziali catastrofi naturali e caos politico, e non è chiaro se qualcuno riuscirà a mangiare.

Ma anche fuori Parigi

Uno showroom della Volkswagen di Bruxelles è stato preso d’assalto da animali e vegetali per protestare contro le recenti violazioni della VW sul clima. Pacifici e divertenti. vedere il video per credere.

Nei Paesi Bassi, dove i Giochi del clima hanno avuto origine, ci sono squadre che sanno chiaramente come giocare! Il giorno dell’inaugurazione, il Team “Dikke Tammo” (liberamente significa “no, arrivederci e vai a far…) ha bloccato gli uffici della compagnia statale del petrolio e del gas EBN a Utrecht. Cinque giocatori sono stati arrestati per disobbedienza agli ordini della polizia.

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E siamo solo all’inizio.

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