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Martedì, 19 aprile 2016

Il diritto di asilo si è trasfigurato in una indecente classifica tra chi può sopravvivere e chi deve morire

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Ancora centinaia di morti in mare, in quel mare Mediterraneo che abbiamo fatto diventare uno dei più grandi cimiteri del nostro tempo. Donne, uomini e bambini somali stavolta. Persone allo stremo, dopo un viaggio che per alcuni di loro sarà durato anni, per altri mesi, per tutti avrà voluto dire botte, torture, stupri, enormi quantità di denaro che passano nelle mani di soldati, aguzzini, moderni e spietati traghettatori di anime. Ma sono morti, ecco come abbiamo, noi, fatto finire il viaggio.

Noi, l’Unione Europea della vergogna degli accordi con la Turchia per fare poltiglia del diritto di asilo e introdurre al suo posto lo “scambio” di esseri umani, un siriano in cambio di un afghano, un pakistano, un irakeno. Chissà quanto vale un bambino sudanese in questa compravendita vergognosa che le nostre più alte istituzioni hanno introdotto?

Il diritto di asilo si è trasfigurato così in una indecente classifica tra chi può sopravvivere e chi deve morire, tra chi ha diritto a respirare ancora e chi invece deve affogare, tra le onde del mare o nell’invisibilità dei non luoghi chiamati campi profughi, dove ti sparano addosso soldati che vigilano l’integrità di un muro, di un filo spinato. Così finisce il viaggio, un calvario lunghissimo a cui condanniamo questi Cristi contemporanei, di tutte le età, perchè entrare in maniera sicura, attraverso canali umanitari e protetti, non si può. Le opinioni pubbliche pasciute dei nostri paesi non vogliono. “Hanno paura”. Quelli segregati in fondo alla stiva di un barcone malridotto anche solo per galleggiare, invece non possono avere nemmeno quella. Quelle madri e quei padri che stringono i loro figli che tremano, che piangono oppure che non riescono più a parlare da giorni, non hanno diritti, nemmeno uno, nemmeno alla sepoltura, figurarsi la paura. Si perchè in realtà in questo mondo infame, inguardabile a causa nostra, anche la paura è un lusso. E’ diventata la chiave per giustificare qualsiasi atrocità, ed è stata sottratta come possibilità a migliaia e migliaia di persone che devono saperne fare a meno.

Devono, perchè noi glielo imponiamo, non aver paura di morire. Non aver paura di guardare i loro figli morire. La paura possiamo averla solo noi, stanziali democratici assassini. E così in nome della nostra paura, l’unica che abbiamo deciso possa esistere, si alzano muri come al Brennero, che è a sud dell’Austria. E così la Turchia, la Grecia, e la Sicilia, che sono frontiere a sud dell’Europa che ha paura, devono diventare enormi campi di concentramento, di smistamento di chi, se non è morto prima, deve essere diviso tra chi può continuare a sopravvivere e chi va rispedito indietro, alla casella di partenza, per ricominciare con il giro della morte. Non mi fa più nemmeno paura tutto questo. Mi fa solo schifo. E il 24 sarò al Brennero. E mi batterò perchè la Sicilia non sia trasformata in un luogo disumano, perchè l’accoglienza non significhi mai l’ammasso di persone trattate come senza diritti, sudditi di chi può decidere sulla vita e sulla morte degli altri. Cercherò di sostenere iniziative come quelle che hanno portato centinaia di attivisti a Idomeni, al fianco dell’umanità e contro il disumano. E con i Valdesi di Mediterranean Hope. E con tutti quelli che cercano di aiutare, di salvare e non di far morire. Con il disgusto nel cuore per la fine che ha fatto il genere umano.

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