Il diritto di restare umani
Francesco Natali*
Da Altiero Spinelli a Pietro Ingrao, passando per Enrico Berlinguer, fino ad arrivare ad Alexis Tsipras e Pepe Mujica, c’è un’idea che lega la storia della politica e delle politiche di Sinistra come un filo rosso, evidente come non mai; è radicata in profondità e con forza e ci dice che il compito ultimo e più alto della Politica, è quello di rendere possibile l’impossibile.
Quando venne scritto il manifesto di ventotene, quando venne scritta la costituzione, quando dalle macerie abbiamo rialzato una testa schiacciata e vilipesa da anni di guerre, privazioni, umiliazioni, quando venne annichilita la bestia del totalitarismo, ci venne lasciata in dote una eredità importante, fatta di libertà e democrazia. Perchè poi in fondo noi siamo quelli che odiano gli indifferenti, che vogliono parteggiare, perchè questo significa essere di Sinistra, altrimenti saremmo uguali a tutti gli altri. Ed allora cosa rimane di quel sogno di pace, Integrazione, cosa rimane della promozione universalistica della nostra umanità e della socializzazione politica che ci siamo imposti davanti al dilagare della barbarie, dinnanzi ad una Europa cieca e tecnocrate che, incapace di rispondere alla crisi, scarica sugli ultimi e sui più deboli il prezzo indegno delle sue assurde regole?
Per me, compagne e compagni, rimane la rabbia; una rabbia che aumenta sentendo Salvini e la schiera di signori del dolore che vivono pidocchiosamente lucrando consenso politico sulle tragedie del mediterraneo, ma ancora maggiore è la rabbia che provo verso di noi; siamo talmente ciechi da continuare a litigare su chi è più di Sinistra dell’altro, su quale sia il miglior modello. Siamo più tipi da Syriza o più tipi da Podemos? E mentre facciamo queste analisi del sangue tra di noi, discorrendo amenamente sul sesso degli angeli, i barbari conquistano l’impero. In questo caso però i barbari non sono gli stranieri, ma le destre xenofobe che si alimentano delle nostre miserie e dell’ignoranza. Di fronte ai migranti fermati a Ventimiglia, di fronte alla vergogna dei CIE e alla cecità delle nostre istituzioni, è un dovere ineludibile non solo indignarsi, ma pretendere un continente che faccia dell’unione politica il programma per una implementazione di una strategia europea su accoglienza e immigrazione, e che nel fare questo non si lasci indietro sempre e comunque l’area mediterranea per far piacere alla Germania.
E’ il tempo di sfoderare le armi contro i barbari, per difendere il nostro diritto di restare umani, e di essere chiari nel dire che noi siamo europeisti, ma non per questa Europa; che integrare ed accogliere non è buonismo, ma l’applicazione materiale di quella tensione ideale che riecheggia con forza nelle parole di Tiziano Terzani: “Solo se riusciremo a vedere l’universo come un tutt’uno in cui ogni parte riflette la totalità e in cui la grande bellezza sta nella sua diversità, cominceremo a capire chi siamo e dove stiamo”.
*segretario di SEL Pistoia
Sinistra Ecologia Libertà





