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Martedì, 18 novembre 2014

Il nostro no alla legge di Bilancio del governo Renzi

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La commissione Bilancio ha votato il Disegno di legge recante il Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2015 e bilancio pluriennale per il triennio 2015-2017 perché non contiene risorse adeguate a rilanciare la domanda. I deputati di SEL hanno votato contro.

Come ha giustamente osservato Pierluigi Ciocca, questa manovra nel 2015 “mira a ridurre l’indebitamento netto rispetto al Pil, mira altresì a contenere la spesa pubblica in misura analoga al contenimento programmato dell’imposizione, ma il “demoltiplicatore” della domanda legato alla minore spesa supera il “moltiplicatore” della minore fiscalità.”

La manovra pertanto risulta restrittiva o nel migliore dei casi neutrale, in ogni caso non è espansiva, come il Governo si affanna a dire confidando nel miracolistico ritorno di fiducia delle imprese e delle famiglie con una propensione alla spesa. Dal Bilancio pubblico dovrebbe, invece, venire una spinta forte alla domanda.

Considerata la gravità della recessione in Italia, la spinta dovrebbe essere particolarmente forte, dell’ordine del 2,5% del PIL, cioè di 40 miliardi di euro. In questo modo il PIL del 2015 potrebbe crescere del 3%, invece che dei pochi decimali previsti dal Governo che nella stima dell’Ocse precipitano allo 0,2%.

Il disavanzo pubblico italiano sarebbe analogo a quello della Francia. I pugni sui tavoli di Bruxelles vanno battuti su punti di PIL e non su pochi MLD di euro, come ha fatto Renzi. L’Italia non può immolarsi su regole di Bilancio di una era storica lontana.

Un eccesso di disavanzo pubblico rispetto al tetto del 3% è giustificato dalla gravità della recessione.

Il consolidamento del debito pubblico anche per tranquillizzare i mercati finanziari deve fondarsi su un rigoroso Programma di lotta alla evasione fiscale ( raccogliendo le proposte di Vincenzo Visco ) , di contenimento delle principali voci di spesa corrente e non sociale, e di tassazione dei grandi patrimoni. L’economia non può usciere da sola dalla trappola della deflazione.

Solo un rilancio rapido e coraggioso della domanda globale può accrescere, insieme e su solide basi, produzione, occupazione e produttività.

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