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Sabato, 21 giugno 2014

Il progetto da costruire né minoritario né schiacciato sul Pd

flag sel

La mente ha bisogno di  darsi una ragione, ma si scrive con il cuore infranto. Ho sempre vissuto la politica, prima in fabbrica, poi nel sindacato e nel partito, come il punto d’incontro tra il mondo da cambiare e le persone che interpretano questo bisogno che le muove. Per questo dico subito, senza reticenza, che questi sono giorni tra i più amari e dolorosi che possano capitare a chi come me coltiva questa idea di politica. E’ un sentimento molto personale, soggettivo, ma che so al tempo stesso diffuso in quella comunità ricca e originale, ben al di là della propria reale dimensione e forza, che è da alcuni anni in Italia Sinistra Ecologia Libertà.

Non può capirlo, non può sentirlo, chi pensa la politica con la logica esclusiva e divorante del potere, con l’alchimia di Palazzo che ha nell’organigramma il suo unico valore. E’ anche per questo che noi rappresentiamo il senso di un’altra politica e oggi che ancora una volta essa marca una divisione, ognuno di noi sente di essere diviso prima di tutto in sé stesso, al punto di avvertire il peso di una sconfitta che lo riguarda. Da questo stato d’animo cerco di ripartire nell’unico modo che conosco: il rispetto autentico delle scelte compiute da ciascuno e il primato della politica come bussola che orienta il cammino da compiere da qui in poi. L’ago della mia bussola si orienta sul punto cardinale di una nuova sinistra da costruire in Italia. L’impresa è delle più difficili e il suo esito tutto in salita.

Decenni di cultura liberista, incentrata sulla decomposizione del modello sociale europeo e sull’egemonia di un senso comune che subordina ogni diritto, individuale e sociale, alla logica indiscriminata del profitto, trasforma questa sfida in una scommessa incerta. D’altra parte l’intera sinistra in Europa ha messo del suo, tra il riformismo subalterno delle terze vie e il radicalismo minoritario, per consegnare alla destra le chiavi del governo dei processi di cambiamento in corso nel cuore della lunga crisi. Una nuova sinistra non è la chimera di un sogno del passato che non torna. E’ quella soggettività politica che, in nome dell’equità sociale, della conversione ecologica e dei diritti dell’individuo, assomma in sé una funzione nazionale (nel senso esteso di europea), un’autonomia politica e una cultura di governo. Se c’è questo, se si ha in mente questo e lo si pratica, il primo dei nostri nodi da sciogliere non è mai lo schieramento, il chi sta con chi, ma la qualità del progetto di società che si persegue.

Questo è il terreno della sfida, in Italia, a Renzi, alla sua politica, al suo partito, al suo governo. Ha suscitato, con capacità e abilità, delle aspettative, ed è stato premiato. Non possiamo essere né così immaturi da sperare che fallisca, né così subalterni da confondere un annuncio con il cambiamento. Tutto è aperto, a cominciare dal semestre di guida italiana in Europa. Ed è nostro interesse, come sinistra che vive della cultura di governo, che non accada qui ciò che in meno di due anni è toccato in Francia con il cortocircuito di Hollande, che ha aperto la strada di un grande paese alla destra xenofoba. Per questo dico, contro ogni logica di schieramento schiacciata sul PD come su improponibili costituenti ritagliate sulla lista Tsipras, diventiamo noi protagonisti, subito, della costruzione di un campo di confronto aperto sulle culture politiche, sull’agenda del governo, sull’iniziativa politica parlamentare e nel paese. Un campo che dica cosa dovrà essere il nuovo centrosinistra che occorre ricostruire, quale il suo progetto di società, alternativo a questo stato di cose come ai governi di larghe intese. E chi incontro in questo campo se non quelle energie vive dello stesso PD, del Movimento 5 Stelle, della sinistra che sente come propria la sfida del governo?

Qui è, per me, non da oggi, la funzione di Sel, la sua stessa natura. Così l’abbiamo pensata a Firenze fondandola, con una scelta che ci ha tutti riguardato, chi ora è qui come chi compie l’atto di un distacco. E così è adesso, pur di fronte ad una frattura (meglio, una ferita che tutti insieme dovevamo e potevamo risparmiare a noi stessi, a partire dalla modalità con cui si è compiuta), per il semplice fatto che quel processo di una sinistra autonoma essenziale nel dare vita ad un centrosinistra che governi il Paese in alternativa alla destra, è aperto ed inconcluso. Renzi, da solo, malgrado il consenso inedito, non riuscirà a spostarsi su questo terreno. Non è una questione di numeri, né di dare agli italiani il partito della nazione, entrandone a far parte o agendo da supporto nei dintorni, per quanto si possa essere animati dal senso di responsabilità verso le tristi sorti del Paese. C’è una qualità della politica da cui bisogna ripartire. Essa riguarda certamente anche noi, il coraggio, l’assunzione di responsabilità e l’efficacia dei nostri gruppi dirigenti, questione che mai come ora si pone. E’ per questa sinistra che sento ancora di lottare. Cuore e mente insieme.

Francesco Ferrara
Articolo pubblicato su Il Manifesto del 21 giugno 2014

Commenti

  • Dario

    A proposito di sinistra, chi su questo sito difendeva Renzi, è anche d’accordo al ripristino dell’immunità totale per sindaci e consiglieri regionali (se saranno senatori)? Eh sì, è proprio diverso dagli altri diversissimo! Mica è come Berlusconi: infatti quest’ultimo una porcata del genere non aveva avuto il coraggio di farla.

    A Ferrara, sull’argomento: con un PD al 40% e un M5S che mantiene i propri voti, pensate davvero di arrivare al 3% senza alleanze a sinistra? E a quel punto sarebbe utile la vostra azione? Non dico di tornare a Rifondazione, ma proponete a quest’ultima e ad altre forza minoritarie di formare un “Front de Gauche” all’italiana, moderno ma saldamente di sinistra. Siamo l’unico paese in cui voi sinistre non riuscite a mettervi mai d’accordo: e allora fatevi due domande (Front de Gauche, Die Linke, Izquierda Unida, Podemos, Syriza…). Sul PD per carità, avete ragione e concordo con voi gruppo dirigente, ma vi fa tanto schifo quello che è riuscito a creare Tsipras in Grecia, una sinistra senza falce e martello ma davvero socialista? E allora perché non proviamo a fare la stessa cosa in Italia? Non dico che arriviamo al 20%, ma spazio per un 10%, da rubare in parte al M5S e in gran parte al PD, c’è, eccome.

  • Luca De Marco

    bravo Ciccio, condivido totalmente, con la mente con il cuore

  • http://pinociraci.blogspot.com Pino Ciraci

    Relazione chiara come sempre. Io penso e credo che occorre fermarsi e riflettere, sperando che lo facciano tutti, che le due aree riprovino a parlarsi, a discutere, a riprendere il dialogo, come si fa tra amici, tra compagni veri

  • Enrico Matacena

    Dario dimentica che Rifondazione Comunista non ha una prospettiva come SEL. Rifondazione è chiusa nel minoritarismo testimoniale, un pò come il KKE greco (partito comunista) e non per nienteTsipras lo ha stracciato senza allearsi con esso. Non facciamo un nuovo arcobaleno ed un nuovo Flop come 5 anni fa ! La lista Tsipras è a mio avviso un elemento importante dei movimenti che devono essere attivi, un momento di incontro, ma mai e poi mai il nucleo di un nuovo partito politico italiano. I movimenti sono per loro natura eterogenei e variabili, e SEL deve stare in essi e contribuire a farli crescere, come accadde ai tempi dei referendum acqua e nucleare, tempi in cui non a caso SEL ha raggiunto il massimo del successo elettorale, e quei movimenti erano pieni di gente di diverso orientamento progressista, ma molta di questa gente, proprio a causa della subalternità di SEL al PD, poi in seguito ha votato per Grillo o si è astenuta. SEL deve tuffarsi nei movimenti, e farli crescere per poi essere anche per essi il punto di riferimento politico più vicino ed affidabile; e ciò non lo si può fare appiattendoci sul PD. Ricordiamoci che Tsipras aveva solo il 3% un paio di anni fa !
    Aggiungo che l’ articolo di Ciccio Ferrara in buona parte lo condivido .

  • Oscar Mancini

    Condivido!

  • Oscar Mancini

    Condivido! Bravo Ciccio Ferrara

  • francesco

    Due anni fa Siryza era al 3%, oggi è il primo Partito in contrapposizione al Pasok,il corrispondente greco del PD nostrano.Sel un anno e mezzo addietro era all’8%, oggi a malapena sfiora il 2%. Viene percepita come una formazione inutile perchè fa da stampella al Partito Democratico.Non mi pare gratificante andare a rovistare in casa d’altri.

  • Mpa

    Vero. In olanda c’è la sinistra verde. Lo slogan è: voglia di futuro. Ecco, con questo spirito può rinascere la sinistra. In fondo potrebbe essere lo slogan di renzi, ma in realtà i contenuti di renzi sono quelli del passato, tra Berlusconi e DC. E se anche fossero i contenuti di Blair, ricordiamoci che quest’ultimo è già passato e sconfitto.

  • chiara

    Perché è “improponibile” la costituente “ritagliata sulla lista tsipras”? (non è una provocazione: chiedo davvero)

  • Angelo Marotta

    Quante ferite e quante cicatrici, hai ragione caro Ciccio.E quanti errori. Ma una volta tanto, analisi, retrospettive e considerazioni poilitiche a parte, comunque giuste e opportune, possiamo aggiungere qualcosa di diverso, di più diretto, anche se può apparire scortese e impertinente?
    Claudio Fava dichiara di andare via da SEL perchè non lo ritiene più il suo partito. Mi si perdoni l’irriverenza: forse che Fava abba mai “militato” in un partito per convinzione, scelta ideologica o passione? Sai perchè dico ciò caro Ciccio, perchè ogni tanto dovremmo fare analisi più terra terra, guardare maggiormente alle cose ed ai compgni di ogni giorno e un po’ meno ai “nomi altisonanti” delle scadenze elettorali. Ha ragione Nichi: questa non è una scissione, è una operazione di potere. Così come ieri, per alcuni, avvicinarsi a SEL fu una operazione di “poltrona”. E’ ora? Ancora cuore e mente assieme, come dici tu. Ma basteranno?

  • Elio Troili

    Caro Ciccio, scusa …il ritardo ( parafrasando Troisi ) se solo adesso ti do una spiegazione della mia scomparsa dalla collaborazione che stavo dando a SEl. In verità sono convinto che tu, conoscendoci ed essendo amici oltre che compagni, da più di trenta anni ,ne hai capito le ragioni. Mi sono avvicinato a SEL nel momento in cui ha chiesto l’adesione al PSE. Limpida scelta di una sinistra di governo. Il partito democratico in quel periodo era come Giano bifronte , fra ex margheritini ed ex diessini. Ne carne ne pesce. Ed io, ormai vecchio lombardiano, volevo essere in una casa di sinistra, di governo, ma di sinistra.. La mia opinione è che all’ultimo congresso di SEL è stato fatto un errore politico. Una discontinuità con il percorso che si era impostato. E quando si sbaglia si paga. Il tuo buon senso, che ti ho sempre riconosciuto, dovrebbe ricordarti che riconoscere l’errore è sintomo di forza interiore. Non è l’ipocrita autocritica di sovietica memoria, ma atto di onestà intellettuale. Ti riporto ( per non farla lunga ) il commento che ho scritto all’articolo su Vendola del Manifesto. Un abbraccio fraterno. Elio “Con la tecnica del passo avanti e uno indietro ….non si va lontano. Ci
    si scava una buca. Se ricordo bene SEL ha chiesto l’adesione al PSE ,
    con questo gruppo dirigente) Al congresso si è deciso di aderire ad una
    lista alternativa al PSE. ( con questo gruppo dirigente ) poi si spiega
    al popolo che SEL vuole essere il pungolo del PSE che si è compromesso
    con la politica dell’austerity. Il giorno dopo della richiesta di
    adesione? o già da 3 anni prima ? e perchè SEL se ne accorge solo 2 mesi
    fà? Passare dall'” entrismo ” alla ” mosca cocchiera ” è una variante
    tattica o strategica? Nichi & compagni, chi vi ha nascosto la
    bussola? “

  • francesco

    E l’avvicinarsi al Partito Democratico da parte di Sel, secondo l’imput dato dal suo demiurgo Nichi Vendola sin dalla nascita, che operazione è? Non si dica che il PD di Renzi è cosa diversa rispetto a quello precedente, semmai ne è la logica evoluzione. Il PD di Bersani ha “sgovernato” con il finanziere e servo della Bilderberg Mario Monti, con il “sagrestano” Letta anche lui uomo dei salotti “buoni” della finanza e ligio ai desiderata della Troika, sempre con la benedizione del pluricondannato cavaliere di Arcore.Coloro che sono usciti da Sel non sono “traditori della Patria”, ma anticipatori di un processo messo in moto da Vendola già il 16 marzo 2009.

  • M.Giovanna Bencistà

    Temo che non sarà possibile, la frattura è stata troppo profonda ed estesa e purtroppo più passano i giorni e più chiari si fanno i contorni dell’operazione. Sel è troppo fragile ed ha nemici a destra e a sinistra e tutto fa presupporre che sia destinata a soccombere.

  • luciano li causi

    nel pur bell’articolo di Ferrara, la sottovalutazione dell’esperienza Lista ‘L’altra Europa. Con Tsipras’ è desolante, ed in qualche modo miope. Perchè inventarsi nuovi cantieri quando c’è n’è uno già aperto?

  • claudio

    Con tutto il rispetto (che merita) per Francesco Ferrara ciò che tra le righe del suo intervento emerge (soprattutto se l’articolo viene letto avendo a mente le posizioni di Vendola e di tanti altri) è che per SEL il problema non è affatto il rapporto con il PD (anche se poi per questioni di marketing di tanto in tanto lancia qualche stralo contro di esso) ma il rapporto con un PD forte (come quello attuale a guida Matteo Renzi) che rende a SEL difficile mantenere la propria agibilità attuale (rischiando qundi di scomparire all’interno del campo del centrosinistra) a meno di non dimostrarsi alla sua altezza.
    In parole povere la “crociata” contro Renzi (alla quale anche Ferrara aderisce) è semplicemente la strada scelta da parte dell’attuale gruppo dirigente di SEL per sfuggire ad un confronto sui risultati che nel medio periodo rischierebbe di mostrare quanta inadeguatezza e quanta incapacità (in termini di governo delle istituzioni) c’è in SEL. Non a caso non avevamo alcun problema ad andare a braccetto con un PD debole come quello a guida Bersani anche se questi era molto più conservatore di quello attuale.

    La verità, al netto di tutto quello che mi e ci divide dall’attuale Predidente del Consiglio dei Ministri, è che Matteo Renzi (per come si pone, per le scelte governative che stà compiendo e per come stà
    cambiando – a partire dal rinnovamento delle persone – il suo partito) lancia una sfida alla sinistra (dunque anche a SEL) che la costringe a misurarsi con l’attualità anzichè continuare a vivacchiare sulla renditadella retorica novecentesca.
    Una sfida che può essere affrontata solo in due modi:
    Il primo è di misurarsi con essa accettando di stare (stabilmente e da subito) nel recinto del centrosinistra e dunque ri-formandoci come idee e persone (ma in questo caso la quasi totalità dell’attuale classe dirigente apicale di SEL dovrebbe passare la mano) per essere all’altezza degli
    altri soggetti in esso presenti (Matteo Renzi in primis).
    Il secondo è alzare una cortina fumogena di distinguo e prese di posizione che giustifichi un
    ingiustificabile distacco dal campo del centrosinistra (del quale facevamo parte solo un’anno fà e senza il quale mai e poi mai oggi siederemmo sugli scranni parlamentari) in attesa che passi la burrasca, ovvero che Renzi venga messo da parte (pugnalato dai suoi), così da avere nuovi interlocutori più deboli che permettano all’attuale dirigenza apicale di SEL di auto-conservare i propri ruoli e la propria
    visibilità ed agibilità politica.
    Mi sembra evidente che, per quante giustificazioni si cerchi di additare per con-fondere le ragioni
    autentiche di fondo, chi in questo momento ha la maggioranza di SEL ha scelto questa seconda opzione, ovvero la propria auto-conservazione anche al prezzo della marginalità politica del partito, come l’adesione alla lista Tsipras ha plasticamente dimostrato (se mai ce ne fosse stata la necessità di farlo).
    Cordialmente