Sei in: Home › Attualità › Notizie › Il referendum ci consegna un nuovo Renzi con brama di potere
Lunedì, 18 aprile 2016

Il referendum ci consegna un nuovo Renzi con brama di potere

Renzi

Con il mancato raggiungimento del quorum al referendum sulle trivelle l’ambientalismo italiano ha perso un’importante battaglia, ma Renzi ha perso qualcosa di più importante e profondo. La partita sul petrolio non è chiusa, l’alta partecipazione nei territori coinvolti smonta le bufale sui benefici – occupazionali, fiscali ed energetici – derivanti dall’estrazione di combustibili fossili, milioni di italiani hanno rimproverato il governo per i mancati investimenti sulle energie rinnovabili e ci sarà quindi modo e tempo per tornarne a parlare. Vedremo se rilasciare concessioni per attività inquinanti “sine die” è legittimo, oppure come noi pensiamo, è sempre sinonimo di cattiva politica.

Ma intanto quello che esce da questa campagna referendaria è un Renzi trasformato, un Renzi che non è più lo stesso. Non è sfuggito ai commentatori politici, che hanno subito notato la vena di tensione che gli trasfigurava il volto ieri sera quando ha preso la parola per commentare i risultati. Non è sfuggito agli editorialisti della carta stampata, alcuni dei quali stamattina puntano il dito contro il comportamento della classe dirigente renziana, riprendendo, senza citarlo, le parole che Gianni Cuperlo ha rivolto al premier all’ultima direzione del Pd: modesti e arroganti, incapaci di andare oltre il regolamento dei conti interni.

A raccontarlo – forse inconsapevole della gravità di ciò di cui parlava – è stato lo stesso Renzi, usando la parola sofferenza per cercare di mascherare la propria ipocrisia, quando ha confessato la sua incapacità di rispondere ad un ragazzo di 18 anni che gli ha chiesto consiglio su come comportarsi di fronte alla possibilità di esprimere il suo primo voto. Mi sono subito chiesto: che Premier è quello che regala 500 euro da spendere in cultura e formazione ad un ragazzo e poi non può spendere con lui nemmeno una parola sull’importanza della partecipazione dei cittadini alla vita politica del proprio paese? È un premier menomato, che non è più un modello per un’Italia persa nelle nebbie di una sfiducia costante nei confronti di quelle istituzioni che proprio lui dovrebbe rappresentare al meglio. Un premier che si è approfittato di quella sfiducia, non può credibilmente rappresentarne l’antidoto.

Potrà sembrare piccola cosa, ma non è così. È un gigantesco ribaltamento della vulgata che ha voluto vedere in Renzi e nel suo personale partito in costruzione un argine democratico ai populismi, alla desolazione dell’astensionismo, alla forza dell’ondata di rabbia e odio che ciclicamente sembra travolgere la politica italiana.

Era già chiaro da tempo, almeno da quelle tristi battute sul 63% di astensione che si registrò alle elezioni regionali dell’Emilia Romagna. Eppure prima di questo referendum, Renzi era ancora il rottamatore che sembrava credere nella partecipazione dei cittadini come motore del rinnovamento di questo paese. Un motore progressista, ad energie costantemente rinnovabili. Era la sua forza, ed oggi quella forza pare definitivamente perduta. Oggi abbiamo di fronte un Renzi diverso, con un motore alimentato dalle energie fossilizzate delle lobby e dei poteri di quel capitalismo relazionale che frena l’Italia, e che pochi giorni dopo la “presa del potere” lo stesso Renzi diceva di voler consegnare al passato.

Oggi i renziani – ovvero una classe dirigente improvvisata, raccolta nella rete del trasformismo – dileggiano quei cittadini per bene, ottimisti e innovatori che continuano a credere nella partecipazione e che hanno chiesto al governo di abbandonare il passato gradualmente, ma con forza e decisione, per portare l’innovazione fuori dalla retorica della campagna elettorale e dentro l’oggettività strutturale dei fatti e delle scelte legislative che disegnano il modello di sviluppo.

Non è stato un #ciaone ai “politici”, come il Renzi che si vantava di aver ridato dignità alla politica sembra aver paradossalmente suggerito nel suo discorso di ieri, ma è stato un #ciaone alla parte migliore e vitale del paese, quella che ha contribuito in maggioranza ai 15 milioni di voti raccolti ieri nelle urne e da cui non si può prescindere se si vuol davvero consolidare il sistema istituzionale italiano e dare un segno più al paese nella qualità delle sue attività economiche e non solo attraverso la manipolazione dei dati statistici.

È stato un #ciaone al Renzi con il sorriso del futuro, e un benvenuto al Renzi che odia, che irride, che mal sopporta chi non la pensa come lui. La trasformazione è compiuta e la realtà rivelata: al referendum sulle riforme costituzionali vedremo in azione questo nuovo premier che odia i politici e i partiti, che mal tollera i cittadini che osano pretendere di metter bocca sulle sue insidacabili scelte e si esprime con le stesse perifrasi con cui per anni si è espresso il suo peggior nemico Beppe Grillo.

Questo nuovo Renzi con brama di potere dice “spazzeremo via le opposizioni” nell’aula del Parlamento, cioè nel luogo sacro del dialogo politico, scambia la “democrazia decidente” per un plebiscito degno delle peggiori stagioni del Sudamerica, dice che i suoi avversari – come disse di Stefano Fassina- sono “persone che non amano la felicità” e che chi non condivide le riforme del suo governo “è mosso solo dall’odio contro di lui”, e – ed è la cosa più grave – continua a pensare allo spazio democratico come ad un campo di battaglia in cui è l’odore del sangue, metafora dell’odore dell’annientamento politico del nemico, a far dare il meglio di sé ai combattenti.

#ciaone Renzi, resta pure chiuso nel tuo delirio narcisistico, noi intanto continuiamo a sognare un mondo migliore. Noi con il nostro sorriso, il nostro amore per le piccole cose belle che ci ha dato la vita e l’ambiente in cui viviamo, noi che crediamo che al fondo “gli uomini sian tutti uguali” e che sia necessario lavorare in ogni campo e in ogni dove per ridurre la diseguaglianza sociale che mette ai margini i più deboli, noi con il nostro testardo voler comprendere le ragioni dell’altro, noi che abbiamo un progetto politico sempre rinnovabile e radicalmente democratico, continueremo a prenderti ogni volta sul serio, ma non ci siamo mai arresi di fronte a sconfitte piccole e grandi, e non ci arrenderemo nemmeno ora.

Commenti

  • Francesco

    Alcune considerazioni estemporanee…
    1. Gianni Cuperlo è un socio fedele della “Ditta”, termine coniato da Bersani.
    E’ fuorviante esibirlo come personaggio estraneo al DNA del PD.

    2. Renzi, aldilà dei 12, 13, 15 milioni di elettori ( ma vogliamo stabilire la cifra esatta?) è uscito vincente da questa tornata referendaria ( ma quand’è che si impara dall’esperienza?). In Italia la coscienza ecologista è tra le più basse d’Europa. Basta indire Referendum a perdere.

    3. Renzi, da segretario-dittatore del PD, gode di sufficiente credibilità tra gli elettori storicamente di sinistra, grazie anche alla legittimazione che gli fornisce Sel-SI con le alleanze elettorali che stipula a macchia di leopardo da nord a sud.
    Ergo: ” chi è causa del suo mal pianga se stesso”…
    Francesco, il primo.

  • claudio

    Ma non sarebbe meno contorto ammettere che è stato un errore madornale politicizzare il Referendum trasformandolo in un voto a favore o contro Renzi, anzichè sproloquiare in questo modo?

    Invece che parlare astrattamente di uguaglianza ed amore per le piccole cose, non sarebbe più onesto riconoscere che con questo modo dilettantesco di fare politica si ottiene esattamente il contrario di ciò che ci si prefigge?

    Possibile non capiate che per scalzare Renzi, ed io sono il primo a volerlo, serve un progetto concreto e persone adeguate e capaci di portalo avanti mente la credibilità di SEL e del PRC è oramai (purtroppo) pari a zero?

    Possibile non capiate che adesso al paese serve un cambiamento profondo e non ha bisogno di chi sa solo mettersi di traverso e dire no ma appena si tratta di esporre progetti sa solo parlare di massimi sistemi, di diritti in astratto e pontifica di voler cambiare tutto dall’alto di percentuali di consenso da prefisso telefonico?

    Possibile non capiate che con questo atteggiamento agevolate e non contrastate Renzi perchè comunque il suo agire viene ritenuto dagli italiani (a ragione e non a torto) meno dannoso
    dell’immobilismo di cui oramai la sinistra è diventata espressione (quando invece dovrebbe essere l’alfiere del cambiamento)?

    Venerdì sera sul La7 Sergio Staino ha fatto una considerazione che è una banale verità e dovrebbe fra riflettere tutti voi: Oggi in Italia possono governare solo tre persone, Grillo, Salvini e Renzi e dei tre non ho alcun dubbio nello scegliere Renzi (ed a Staino Renzi non piace per niente ed è tutt’altro che un suo sostenitore).

    Quando la Sinistra tornerà ad essere una reale alternativa?

    Certo non fino a quando continuerà ad essere in mano agli incapaci che attualmente la guidano.