Sei in: Home › Attualità › Notizie › Il senso della sfida di Alexis Tsipras
Lunedì, 24 agosto 2015

Il senso della sfida di Alexis Tsipras

tsipras

La decisione di Alexis Tsipras di scegliere la via delle elezioni anticipate, congedando il suo governo e mettendo in conto la frattura di Syriza, che ne aveva assicurato la vittoria, è carica di ambiguità. Non è infatti per niente chiaro, o ancora non abbastanza chiaro, il senso che Tsipras intenda dare alla sua azione futura ed è invece molto chiaro il contesto della sconfitta che il governo greco ha subito con l’imposizione autoritaria dell’accordo capestro. Se è evidente che – parlo come una che ha fortemente sostenuto Tsipras – non possiamo più pensare che gli impegni del programma di Salonicco tornino a essere sic et simpliciter la bussola di un futuro nuovo governo a guida Tsipras, il fatto che non vada del tutto perso quanto di positivo c’è stato in quella vicenda e anche di esemplare, nell’azione disperata del leader greco, dovrebbe essere questo, in qualche misura, una preoccupazione di tutti quelli che continuano a ragionare in termini di “alternativa” all’attuale governance neoliberista dell’Eurozona. E tra Salonicco e oggi qual è il senso di una scelta come quella di Tsipras?
Ma della decisione di Tsipras, per i caratteri di ambiguità che essa ha, ognuno può darne la lettura che vuole e la decisione inevitabilmente divide il campo di quanti con convinzione avevano sostenuto l’azione di Syriza nel corso degli ultimi due anni. Leggo su Facebook che della mossa di Tsipras molti mettono in risalto la portata democratica. Non condivido il giudizio, in particolare per due aspetti. Il primo è di analisi: penso che Tsipras non avesse altra strada che le dimissioni, se non voleva cadere nelle mani dei suoi avversari greci e diventare oggetto, senza più potere alcuno, dei loro rapporti con la Troika. Che, io penso, non sono ovviamente gli stessi rapporti a cui pensa Tsipras. Il secondo aspetto è di concezione della democrazia: non sempre l’appello al popolo – di questo si tratta con lo scioglimento del governo da parte di chi lo ha in mano – è democrazia. Può, in certi casi, l’appello al popolo, essere il frutto di una dinamica democratica , ma sarà, allora, di una sorta diversa dal tipo di democrazia che i dispostivi della democrazia rappresentativa assicurano. Oggi non è davvero né di questa pasta né dell’altra.
Nel giro di un mese Tsipras chiede che avvenga su di lui una sorta di investitura in bianco e la chiede a un elettorato sfiancato da un anno di febbrile e continua fibrillazione e oggi assolutamente non in grado di valutare alcunché degli accordi intercorsi tra governo greco e governance di Bruxelles. E degli effetti che produrranno. Si tratta in realtà – così la chiamo io – di una richiesta di affidamento. Si può pensare che sia l’unica strada oggi, per evitare che la Grecia precipiti nel caos e Alba dorata ci sguazzi dentro: si può anche pensare che il popolo che ha seguito Syriza, esausto, desideri fernarsi un po’, vedere come possano girare le cose. Io non lo so come stiano le cose su questo versante e sospendo il giudizio, Ma so ma occorre ritrovare il senso delle cose che si fanno, riscoprendo le parole per dirle, ragionarci sopra, e spiegare con chiarezza che le ragioni vere per fare ciò che si propone.
Capisco bene Podemos, con la scadenza cruciale che ha davanti a sé e Pablo Iglesias che guarda a Tsipras, nonostante la batosta che il leader greco ha subito, come a un inveramento della politica che serve oggi, soprattutto nel rapporto con il “basso” del popolo, come dicono gli esponenti di Podemos. Ma anche qui niente è in automatico perché la percezione presso l’elettorato spagnolo potrà essere anche negativo, la trasposizione dell’antica paura operaia – che in certi casi subentrava – che la lotta non pagasse. E poi è diventato il mantra. Il senso della politica che si fa e a cui si allude, spesso va oltre quello che desideriamo avvenga, diventa proprio un’altra cosa, soprattutto nell’epoca dominata dalla performance mediatica e dall’ossessione dei social che, a modo loro, ci informano di tutto e di niente
Tsipras tiene aperta la partita, leggo ancora in questi giorni.
Io penso che tutta la vicenda che lo ha riguardato e forse ancora lo riguarderà – vedremo come – non tiene aperta la partita ma “fa parte della partita”. E’ stata l’avvisaglia dell’’apertura di una partita che per certi versi cova da tempo sotto traccia e che dovrà essere – perché una partita davvero cominci ad apririsi . molto più ampia, diffusa, articolata, passare nella mente delle persone, nel cuore e nel dsiderio di mondo di donne e uomini, ragazzi e ragazze soprattutto. E nella riscoperta di pratiche sociale e politiche “nelle nostre mani”, nella riscoperta del senso della politica in comune e nel cambio di passo antropologico dello stare al mondo. Penso che molti segnali vadano nella direzione di confermare che vari processi positivi di ricerca di un’alternativa del vivere, dei rapporti umani, della responsabilità rispetto al bene comune, già in qualche forma e misura siano in atto, di cui nessuno dà conto o in generale si dà poco conto e invece dovrebbe essere una delle pratiche da inventare di nuovo. Riscoprire la forza di una narrazione completamente fuori dal politicismo che ci uccide. Conoscere le esperienze di critica, di ricerca alternativa, di ribellione. Come il percorso aperto da un vecchio signore del Labour inglese, il mitico Jeremy Corbyn, che manda ai matti Blair e attira la crescente attenzione di molti giovani. Il mondo continua a essere bello anche perché è vario.
Yanis Varoufakis, ministro delle Finanze quasi subito dimissionario del governo Tsipras, ha espresso un giudizio per certi aspetti spietato ma realistico sull’accordo imposto alla Grecia. Parla di capitolazione del governo Tsipras di fronte ai creditori e del rischio che il suo Paese corre di precipitare nel baratro, perché spazi per resistere ai lati più duri e più invasivi del memorandum sono, a suo giudizio, pressoché inesistenti. Ma, dice, lui rimane in campo, pensa di lavorare politicamente in Europa per aiutare a costruire una forte alleanza progressista, così la chiama, senza la quale l’austerità distruggerà il vecchio continente e gli ordoliberisti colonizzeranno tutto. Anche una prospettiva come quella a cui Varoufakis pensa fa parte della partita che è aperta in Europa, a cui penso si debba lavorare intensamente. E pensarla anche nella sua proiezione verso il futuro. Perché pensare il futuro fa bene alla salute e soprattutto allena il senso critico nei confronti del presente.
Poi si vedrà. Auguri di cuore a Alexis Tsipras, che si districhi come meglio può tra le contraddizioni in cui si trova ma possibilmente – qui c’è il senso della politica che deve trovare – senza ricorrere all’inganno di poter far girare verso un giudizio positivo scelte che in mano ai suoi avversari sarebbero da condannare e che lui stesso ha avuto modo di condannare. E’ stato spesso vizio mortale di gran parte della sinistra che fu ma anche di quella che c’è.

Commenti

  • nino

    Tsipras, però, sta facendo proprio ciò che deiana si auguri non faccia. Quella che avrebbe qualificato, se fosse stato all’opposizione, come una capitolazione. ora viene fatta passare per una trattativa dura, ma che ha portato a casa dei risultati.Una ipocrisia evidente. Tutti coloro,infatti, che dovessero leggere il programma di salonicco, mettendolo a confronto con il 3 memorandum firmato il 13 luglio, saprebbero che nel programma originario di syriza non c’è nessun punto in comune con la capitolazione di luglio.
    Tsipras con le dimissioni date non ha fatto niente di rivoluzionario.
    Anche il pasok nel 2012, dopo 3 anni dalle elezioni e due dalla grande coalizione con nea democratia, decise di rimettersi in gioco. Lo fa, perchè ha perso una parte dei deputati, dopo aver cestinato il programma di salonicco,e pensa che può avere la maggioranza dei voti dei greci, non essendosi ancora fatte sentire sulla carne viva della gente le conseguenze della sua capitolazione alla troika.
    Sono, perciò, solo motivi di opportunità politica quelli che lo hanno indotto a dimettersi. Non c’è niente di etico da lodare.

  • nino

    nb: si augura non faccia

  • Giuseppina Buscaino Nebbia

    Non è il programma di Salonicco, è quello che poteva fare essendo isolato a livello europeo e mondiale. Lui non trattava da una posizione di forza ma da una posizione di debolezza. Che cosa pretendiamo? Fa quel che può ma come giustamente ha scritto Alfonso Gianni, la cosa più importante di tutte è la ristrutturazione del debito e questa probabilmente la può ottenere perchè anche il FMI è d’accordo. Con questa ristrutturazione, dal momento che la Grecia non è in grado di pagare il debito e la sua posizione, in queste condizioni può solo peggiorare,si risolverebbe davvero la situazione ed avviare la crescita. Tsipras non è uno stupido ma un politico intelligente e di razza.

  • nino

    tsipras non è stupido, è un politico intelligente e di razza. Tant’è che invece di usare il no al memorandum del 5 luglio, per evitare problemi a se stesso e alla sua famiglia, ha scelto di non disturbare il manovratore, accettando tutto quello che gli ha messo sul tavolo.
    Se poi vogliamo parlare della ristrutturazione del debito, è evidente che non l’ha avuta, lo ammette pure lui. C’è la speranza che l’ottenga. Ma anche se ottenesse il taglio del debito, cosa che il socialdemocratico venizelos ha ottenuto nel 2012, a che servirebbe con un paese completamente piegato dalle politiche dell’austerità? Era isolato, dici. Quando ha promesso di rompere con la troika non lo sapeva? Non sapeva che l’austerità è il credo della germania e dei suoi satelliti? Cosa pretendiamo? Almeno un po’ di coerenza, se non è troppo, ovviamente.

  • nino

    tagliare il debito, non serve a niente se non c’è una politica di spese pubbliche che rompa il circolo vizioso dell’austerità Ma con la capitolazione, alias memorandum, del 13 luglio la politica di austerità viene incrementata.
    Ricordo che gli 86 miliardi che riceverà la grecia sono altro debito pubblico.
    Anche se ne tagliassero 150, ce ne sarebbero altri 150.

  • Enrico Matacena

    Tsaipras ora è come Lenin quando firmò la pace di Brest Litowsk concedendo ampi territori alla Germania per non essere invaso dalle potenze capitaliste . Tsipras ha ceduto adesso per potere avere la situazione in mano e aspettare il momento per una controffensiva, probabilmente dopo le elezioni spagnole e portoghesi di autunno. Io dissento da molte cose dell’ articolo. Non si poteva fare che come Tsipras ha fatto, e chi afferma il contrario deve dire quale strategia si sarebbe dovuta seguire, altrimenti, sia pur involontariamente si fa sciacallaggio politico. Trovo osceno paragonare Tsipras a quei venduti corrotti del pasok, i cui dirigenti erano i primi ad evadere le tasse e a fare speculazioni regalando il cadavere della Grecia alla troika e applicandone i diktat senza fiatare. Su Varoufakis: se avesse evitato certi toni baldanzosi e provocatori avrebbe dato meno spazio alla propaganda antiellenica nei paesi europei.

  • nino

    paragonare lenin ad un trasformista, che spasso!

  • alberto ferrari

    Capisco che per coloro che sono partiti per Atene come se si trattasse di andare dare l’assalto al palazzo d’Inverno, il realismo attuale di Tsipras appare indigesto. Ma per fortuna è la solita minoranza che continua da anni a voler far fare la rivoluzione agli altri e sulla loro pelle. Oggi, quella dei Greci.

  • nino

    fino a quando la sinistra di governo, cioè trasformista, si considererà piu’ realista del re, in questo caso la angelona e i suoi vassalli, si millanteranno, senza nemmeno temere di cadere nel ridicolo, come conquiste anche le sconfitte piu’ brucianti.

  • nino

    se tsipras è un realista e di sinistra, perchè continuerà a massacrare il suo popolo con l’austerità, renzi, che fa la stessa cosa, perchè lo considerate un avversario politico? Dovreste chiedere di entrare in maggioranza. Mistero delle menti della sinistra di governo!

  • alberto ferrari

    “Uscire dall’euro, come vuole qualcuno (Lafazanis, il leader della
    minoranza di Syriza fuoriscito con altri 24 deputati, ndr ), significherebbe
    isolarci geopoliticamente. E la volta che il paese lo ha fatto, dopo la Seconda
    guerra mondiale, è piombato nella guerra
    civile. Non aggiungo altro”. Intervista a Stelio Pappas su la Repubblica di ieri

  • nino

    chi esce dall’euro rifiuta il memorandum non si isola geopoliticamente. L’islanda, l’inghilterra, la svezia, la norvegia, la russia, che non hanno l’euro, sono isolati geopoliticamente? La guerra civile non c’entra nulla con l’isolamento geopolitico. Si è scatenata, perchè sistematicamente eliminavano i comunisti. Comunque vedo che i sostenitori di tsipras si inventano motivazioni strampalate, per giustificare la sottomissione. Il 20 settembre vedremo se queste giustificazioni serviranno a vincere le elezioni.

  • Enrico Matacena

    A Renzi nessuno ha messo un coltello alla gola per fargli fare quelle porcate. Piuttosto tu che fai il gallo sulla munnezza, al posto di Tsipras cosa averesti fatto ?

  • nino

    Invece il coltello alla gola l’hanno tutti, o quasi, coloro che non rispettano i parametri stabiliti dai trattati della ue, dal momento che vengono sanzionati. Pure renzi dice che è contrario all’austerità, ma le sue leggi finanziarie non si discostano dalla solita solfa, perchè dice di rispettare i parametri ue. Con il governo renzi fino a ieri avete fatto il gallo sulla munnezza, affermando di essergli contrari perchè contro i lavoratori etc etc e ora fate finta di nulla davanti a un trasformismo vergognoso di tsipras. Avete lo stesso atteggiamento del pd, quando il pasok approvava un memorandum simile. Zitti e mosca, perchè non c’è alternativa.

  • alberto ferrari

    Stelios Pappas, 70 anni, è uno dei volti storici della sinistra greca. Leader della Resistenza del Politecnico durante i Colonnelli, finì in carcere per la sua “attività sovversiva”. Venne liberato con il ritorno alla democrazia, fu alfiere dell’eurocomunismo ellenico, adesso è uno dei consiglieri di Alexis Tsipras.

  • Enrico Matacena

    Renzi dice frottole quando toglue iu diritti ai lavoratori dicendo che glie lo impone l’ europa. L’ italia non ha la troika in casa e non ha miliardi da restituire entro pochi giorni. Se tu sei così ingenuo da credere alle frottole di renzi allora è inutile discutere. Un esempio per tutti: renzi sta facendo provvedimenti per favorire l’evasione fiscale, il jobs act , e la controriforma della scuola sono scelte italiane NON imposte dall’ Europa e l’ unica cosa che renzi fa costretto dall’ EWuropa è l’assunzione degli precari , e cerca anche di aggirarla.

  • nino

    renzi è solo un propagandista allineato alle direttive della merkel, ma non è molto diverso da tsipras, che dopo fiumi di parole si è messo in riga. Forse ti sfugge, ma la stessa politica di renzi nella sostanza metterà in campo il trasformista, allorchè diventerà di nuovo capo del governo. Anzi farà peggio, dal momento che svenderà pure l’acqua pubblica, oltre agli altri beni.La sinistra italiana, che è ormai ridotta a sel, manifesto e rifondazione, poca cosa a dir la verità, e quella incarnata da tsipras è convinta, ormai, che non ci sia altra via che scegliere il memorandum, che prima della capitolazione del 13 luglio ha sempre giustamente respinto, perchè si è ormai ridotta a pensare che al di fuori della gabbia dell’euro non ci sia possibilità di vita, incapace di capire che oltre la gabbia c’è un mondo nuovo.E’ una sinistra morente che accetta il ruolo che la signora merkel le ha dato.
    Che sia una sinistra morente lo fa capire la frase di tsipras: applicheremo il memorandum per uscirne.
    Dal punto di vista logico come si fa ad applicare un accordo, per uscirne? Misteri della propaganda.

  • nino

    in realtà lenin acconsentì alla pace di brest litowsk perchè si era impegnato col popolo russo a non dichiarare guerra. Se non avesse ceduto una parte dell’ex impero zarista, che poi ritornò all’urss colla sconfitta dei tedeschi, sarebbe stato costretto a ritornare in guerra dopo esserne uscito. Una contraddizione che lenin risolse brillantemente.A differenza di tsipras che, pur impegnandosi ad andare contro l’austerità, adesso la vuole applicare, per uscirne.

  • claudio degl’innocenti

    cosa aspettate a pubblicare la lettera di Syriza?

    NOTA SUI RECENTI SVILUPPI POLITICI IN GRECIA

    A tutti i partiti della Sinistra Europea
    A tutti i partiti di sinistra e progressisti, amici e fraterni

    Atene, 26 agosto 2015

    Cari compagni e amici,

    il 20 agosto il primo ministro greco, il compagno Alexis Tsipras, in
    un discorso alla nazione ha annunciato le sue dimissioni e ha chiesto al
    Presidente della Repubblica di avviare il processo costituzionale per
    le elezioni anticipate (da tenersi possibilmente il 20 settembre). Lo
    stesso giorno il compagno Tsipras si è recato dal Presidente della
    Repubblica greca Pavlopoulos e ha ufficialmente rassegnato le sue
    dimissioni.

    Il giorno dopo, 25 membri del gruppo parlamentare di Syriza (la
    maggior parte dei quali appartenenti alla “Piattaforma di Sinistra di
    Syriza”) hanno ufficialmente dichiarato di formare un nuovo gruppo
    parlamentare e un nuovo partito con il nome di “Unità Popolare”, guidato
    da Panagiotis Lafazanis, ex ministro della Ricostruzione produttiva.
    Nello stesso giorno, altri quattro parlamentari di Syriza hanno
    dichiarato di voler essere indipendenti.

    Questa scissione era stata premeditata ben prima dell’annuncio delle
    elezioni anticipate dai suoi fautori. La loro decisione emerse
    chiaramente dopo la chiusura del gravoso accordo a Bruxelles, quando
    formarono comitati contro la politica del governo in collaborazione con i
    membri di gruppi e organizzazioni della sinistra extra-parlamentare.
    Inoltre, a livello istituzionale, fu chiara attraverso la decisione di
    votare contro l’accordo in Parlamento e di lasciare la coalizione
    governativa (che aveva162 seggi dopo il verdetto popolare del 25
    gennaio) con meno di 120 seggi, quelli necessari, secondo la
    Costituzione greca, per presentare un governo di minoranza.

    Purtroppo, dai primi momenti di esistenza di Unità Popolare, SYRIZA
    sembra essere il loro unico rivale. Questa feroce e immorale rivalità
    contro compagni con i quali avevano condiviso lotte e aspirazioni comuni
    fino a pochi giorni fa, viene fortemente propagandata con la loro
    presenza sproporzionata sui mezzi di comunicazione privati, che mirano
    alla sconfitta elettorale di Syriza.

    Il nostro governo è ora accusato, da parte di chi ha scelto di
    dividere il nostro partito, per aver ceduto alla dottrina TINA (“There
    Is No Alternative” – Non c’è alternativa).

    La realtà dei fatti è che Alexis Tsipras e il governo non hanno mai
    affermato che le misure che sono stati costretti a firmare fossero
    compatibili con il nostro programma e con i nostri valori o che fossero
    positive per il paese; piuttosto, Tsipras le ha pubblicamente
    considerate recessive e dannose.
    Siamo stati costretti a firmare
    l’accordo sotto la pressione di un vero e proprio ricatto: l’immediato e
    incontrollato default della Grecia e la liquidazione delle banche
    greche, che porterebbe alla perdita dei depositi del popolo greco (la
    maggior parte dei depositi che rimangono nelle banche greche appartiene a
    piccoli e medi investitori, dato che i ricchi hanno già trasferito i
    loro soldi all’estero).

    A questo punto, dobbiamo essere chiari e dire la verità al popolo:

    un’ “uscita concordata” dalla zona euro (una proposta fatta sia da
    Schauble sia dall’ex “Piattaforma di sinistra” di SYRIZA-ora “Unità
    Popolare”) e il ritorno alla moneta nazionale di un paese che non ha né
    una grande base produttiva (come l’Argentina quando dichiarò il default)
    né considerevoli riserve di valuta estera nella sua Banca nazionale,
    porterebbe automaticamente a:

    – la necessità di una svalutazione immediata della nuova moneta
    nazionale (molti analisti internazionali la stimano intorno al 40%
    -50%), il che significherebbe una perdita immediata e brutale dei
    redditi di salariati e pensionati.

    – la necessità immediata di un nuovo prestito, che dovrebbe provenire
    sia dalla UE-BCE o dal Fondo monetario internazionale o da entrambi,
    dal momento che tutti i possibili alternativi partner di finanziamento –
    nei nostri colloqui paralleli durante i negoziati – hanno sottolineato
    la necessità di un accordo all’interno della zona euro come una
    precondizione per iniziare una discussione sulla futura assistenza
    finanziaria. Questo nuovo prestito concesso dagli stessi creditori
    sarebbe ancora accompagnato da un nuovo memorandum.

    Purtroppo, per motivi di sopravvivenza politica, i nostri ex compagni
    non riconoscono l’esistenza del ricatto di cui sopra, pur non riuscendo
    a presentare un piano concreto alternativo e coerente per una
    cosiddetta “uscita popolare” dall’Euro. Dopo aver per sei mesi preso
    parte alle posizioni governative e ad alto livello ministeriale, hanno
    improvvisamente scoperto che i loro compagni sono diventati in una notte
    “traditori” o “sostenitori del memorandum”. La loro decisione di
    dividere la maggioranza di governo ci ha indotto a scegliere la strada
    delle elezioni straordinarie, dal momento che per noi sarebbe
    politicamente devastante dipendere in Parlamento dai voti dei partiti
    del vecchio establishment neoliberale (Nuova Democrazia, Potami, PASOK).

    Cosa succede ora?

    C’è in effetti un’alternativa, quella sostenuta dal governo. La
    Sinistra è un potere sociale e politico che si batte costantemente per
    cambiare la realtà, senza “fuggire” da essa, e la sua dinamica è
    direttamente collegata alle esigenze, alle aspirazioni e ai valori degli
    strati popolari della società. Senza tentare di nascondere i nostri
    errori e problemi, abbiamo un compito difficile ma significativo
    dinnanzi a noi.

    La nostra massima priorità è quella di evitare una catastrofe sociale
    e attenuare le conseguenze del gravoso accordo sui settori più deboli
    della popolazione. Al fine di raggiungere questo obiettivo, stiamo
    elaborando un programma governativo che prevede contromisure sociali,
    coerente con la legislazione pro-sociale degli ultimi sette mesi, e allo
    stesso tempo intensifica la nostra lotta contro l’evasione fiscale, la
    corruzione, il commercio illegale, etc. Nello stesso tempo, come
    previsto nell’accordo, spingiamo verso la trattativa finale sulla
    questione strategica del debito.
    La precondizione fondamentale per
    raggiungere tali obiettivi e lavorare a un piano per superare l’attuale
    difficile situazione, è la vittoria di Syriza alle prossime elezioni, in
    modo da continuare la lotta per lo smantellamento del vecchio
    establishment e la sopravvivenza della maggioranza sociale, anche
    nell’attuale vincolante quadro di controllo. Noi di sinistra non abbiamo
    il diritto di abbandonare il nostro paese nelle mani dei criminali
    politici che hanno distrutto e saccheggiato il nostro popolo negli
    ultimi decenni.

    Per vincere questa battaglia, stiamo invitando tutti i membri e gli
    amici di SYRIZA dentro e fuori il nostro Paese a fare di tutto per
    aumentare la nostra solidarietà e unità, per vivere all’altezza delle
    aspettative e dei doveri storici che abbiamo intrapreso verso il popolo
    greco e i popoli d’Europa.
    Noi entreremo nella battaglia elettorale
    con tutta la nostra forza e determinazione, convinti che la finestra
    della speranza non sia chiusa e che – attraverso la nostra lotta comune
    per l’ampliamento socio-politico del fronte europeo contro l’austerity-
    possiamo approfondire le crepe che si sono aperte nella costruzione
    neoliberista. I nostri rivali, i rappresentanti dell’establishment
    autoritario neoliberista, potrebbero aver vinto una battaglia, ma la
    guerra continua.

    Con il nostro più caloroso, fraterno saluto,

    Yiannis Bournous – Membro della segreteria politica di SYRIZA
    Responsabile della politica europea, relazioni internazionali, politica estera e di difesa, diaspora greca.

    Traduzione italiana a cura di Daniela Passeri

  • nino

    e’ chiaro che unità popolare ha preparato la scissione dopo la capitolazione del 13 luglio. Non doveva scindersi da chi non aveva rispettato il no al referendum del 5 luglio?

  • claudio degl’innocenti

    Certo, duri e puri sempre e comunque. Mi sfuggono però (di unità popolare) la logica, i motivi della perentorietà della scelta, gli interessi perseguiti, i rapporti che hanno con il popolo, il perchè sono entrati in Syriza…

  • nino

    se il duro e puro è chi rispetta il referendum popolare, come chiamare chi non lo fa?