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Mercoledì, 8 ottobre 2014

Jobs Act: precarietà per tutti, diritti per nessuno

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Togliere i diritti a chi ne aveva pochi, lasciare senza tutele chi non ne ha nessuna, mettere gli uni contro gli altri, abbassare i salari, competere al ribasso, condannare tutti noi e il nostro paese a un futuro precario. Questo l’obiettivo del Jobs Act del governo Renzi.

L’ennesima accelerazione del governo sull’iter parlamentare del Jobs Act è un segnale di arroganza e paura. Arroganza, poiché pone la fiducia su una delega in bianco, priva di indicazioni specifiche, che fornisce dunque al governo il potere di legiferare a suo piacimento su una materia delicata come il lavoro, senza possibilità per il parlamento di pronunciarsi sugli elementi più contrastanti. Paura, poiché Il governo Renzi mette la fiducia sulla legge delega di riforma del mercato del lavoro perché la vuole far passare subito, in fretta e in silenzio.

Non vuole che ci sia il tempo che milioni di lavoratori e lavoratrici precari, autonomi, parasubordinati, free lance, disoccupati, in formazione – che Matteo Renzi dice di voler rappresentare – leggano il testo della legge e si accorgano che il Jobs Act è una truffa. Un pacchetto di norme che attacca i diritti di chi ha un lavoro a tempo indeterminato, introduce una nuova forma di contratto a tutele crescenti che non prevede l’applicazione dell’articolo 18 a protezione dai licenziamenti ingiustificati, e allo stesso tempo non garantisce assolutamente nulla di nuovo alla nostra generazione precaria. Anzi, le risorse per il welfare sono così esigue da farne poco meno di un’elemosina e con il Jobs Act il nuovo contratto a tutele crescenti si somma ai contratti precari già esistenti, già resi ancor più precari e di facile utilizzo dal Decreto Poletti in primavera.

Insomma: invece di garantirci un accesso ragionevole a un contratto dignitoso, il governo Renzi legalizza la precarietà prolungandone la durata. Il disegno è chiaro: indebolire lavoratori precari e non al fine di permettere salari sempre più bassi.

La precarietà non è la soluzione, la precarietà crea solo altra precarietà e aumenta la disoccupazione.

Nel Jobs Act non c’è traccia di quello di cui la nostra generazione precaria ha davvero bisogno: la riduzione delle forme contrattuali precarie, un reddito minimo garantito che ci assicuri un’esistenza dignitosa e libera dai ricatti, l’estensione universale a tutti e a tutte degli strumenti di welfare (malattia, casa, maternità e paternità),investimenti veri per creare nuova e buona occupazione…

E per darci queste tutele non c’è certo bisogno di cancellare l’articolo 18 che tutela milioni di lavoratori non precari dal licenziamento senza giusta causa.

Non accettiamo la guerra tra poveri, non accettiamo la precarietà, non accettiamo il futuro (e il presente) che avete scelto per noi.

Fonte: Act! Agire, Costruire, Trasformare

Commenti

  • Massimo Capri

    Ho un figlio che dopo vent’anni di lavoro precario si trova con appena cinque di anni contributi INPS. Mi sembra di aver capito che nel JOBS ACT di MATTEO RENZI non ci siano elementi capaci di infondere speranza a mio figlio o ad altri lavoratori precari come lui.