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Venerdì, 21 novembre 2014

La web tax necessaria e urgente per garantire equità fiscale

tassa-tasse

La maggioranza che sostiene il Governo Renzi ha bocciato l’emendamento di SEL in commissione Bilancio che introduceva la web tax. All’ imbarazzato Presidente Boccia che l’anno scorso presentò un analogo emendamento allora approvato, ma poi abbattuto dalla furia renziana, i deputati del PD hanno balbettato un futuro impegno, ma non hanno detto che Renzi nella Presidenza del semestre europeo si era impegnato a sollevare e risolvere il problema a livello europeo superando dannose concorrenze fiscali tra gli Stati Europei che hanno sinora premiato sole le grandi multinazionali della Rete.

Tutti ricordano la figuraccia fatta dal successore di Steve Jobs, sotto torchio al Congresso americano, interrogato da una commissione di inchiesta di una Nazione in cui il dovere fiscale è sacro. Il Mondo scoprì che la regina della Borsa con un cash superiore a 150 miliardi di dollari ,ha pagato in alcune filiali estere una aliquota dello 0,05%.Praticamente nulla.

Un esempio clamoroso dell’elusione fiscale elevata a sistema, è quanto ha fatto la filiale irlandese Apple Operations Service che ha negoziato col Governo di Dublino uno sconto fiscale incredibile pagando il 2% d’imposta sui profitti. Ma per l’Apple neanche questo trattameto era sufficiente e attraverso cavilli e alchimie ha pagato anche meno sulla base del fatto che per gli irlandesi qualla era una società americana e per il fisco americano era invece irlandese.Le tasse eluse da Apple hanno così danneggiato i cittadini e le imprese che invece pagano tutto.

L’autodifesa della Apple è la stessa di tutti i giganti del commercio on line che sono specialisti in elusione fiscale.Le multinazionali non hanno violato nessuna legge, sono gli Stati che devono cambiare le loro regole fiscali, e finchè non lo fanno noi utilizziamo ogni cavillo per aumentare i nostri profitti. Per questo occorre muoversi e subito.

L’industria del commercio elettronico è un colosso che ha divorato interi settori del commercio internazionale. Internet non è una nicchia, è un gigante economico che fattura miliardi di euro all’ombra di un anacronistico ombrello protettivo che consente di eludere le tasse e realizzare profitti incredibili.

La Google tax o web tax come le chiamiamo nel linguaggio corrente, sono necessarie e urgenti per assicurare equità fiscale a questo settore fondamentale dell’economia.

I liberisti sostengono che la tassazione delle transazioni finanziarie potrebbe creare distorsioni tra gli Stati, ma non è così per tanti altri prodotti? Oppure si obietta che Google & co. aumenterebbero i prezzi facendo pagare le tasse in più ai consumatori, ma allora questa considerazione la dovremmo fare per tutti gli altri settori economici ipertassati. Insomma il PD e il Governo Renzi hanno una visione della economia digitale e del commercio elettronico arcaica, volendo essere benevoli, altrimenti dovremmo parlare di ben altre cose. Per questo la web tax sul commercio on line non è più rinviabile. Il semestre europeo di Renzi volge al termine, entro l’anno deve risolvere il problema se non vuole fare l’ennesima figuraccia di chi predica bene e razzola male.

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