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Mercoledì, 22 aprile 2015

Medio Oriente, appello per la liberazione di Marwan Barghouti e prigionieri palestinesi

Barghouti

Un appello per la liberazione di Marwan Barghouti e dei prigionieri palestinesi: lo rivolgono i parlamentari dell’intergruppo per la Palestina, insieme a Luisa Morgantini, presidente di Assopace Palestina, Mai Al Kaila, ambasciatrice palestinese in Italia e Vincenzo Vita del Pd ai parlamentari italiani. Oggi la conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa, con Marietta Tidei, Enza Bruno Bossio, Filippo Fossati del Pd, Michele Piras di Sel. «Vogliamo che sulla questione palestinese non si spengano i riflettori. Perché questa purtroppo è una questione di cui si parla solo quando piovono le bombe», premette Tidei. E aggiunge: «Più di 6500 palestinesi sono prigionieri delle carceri israeliane, molti anche i bambini. Abbiamo scelto la campagna per la liberazione di Marwan Barghouti come campagna simbolica per tutti i prigionieri palestinesi. E poi perché lui crede fortemente nella soluzione ‘due popoli due stati’. Liberare Barghouti significa liberare un uomo che lotta per la pace. Come Mandela».

L’ambasciatrice Mai Al-Kaila spiega che «dal 1967 i palestinesi transitati per le carceri israeliane hanno superato le 850mila unità. Più del 25 per cento del popolo palestinese. Dei 6500 detenuti di oggi, 480 scontano l’ergastolo, 24 sono donne, 200 i minorenni, 480 detenuti i amministrativi. Tra i prigionieri ci sono 17 deputati, più 2 ex ministri».

I sostenitori dell’appello chiedono che i parlamentari abbiano «l’immunità come tutti i deputati del mondo. Israele – dice Al Kaila- non ha mai rispettato né le leggi internazionali, né le convenzioni. Chiediamo alla comunità internazionale un’azione forte per liberare questi leader. Ci auguriamo che i parlamentari italiani intervengano rapidamente per chiedere la liberazione dei colleghi palestinesi». Al-Kaila denuncia «le torture psicologiche, fisiche e anche le aggressioni sessuali nelle carceri israeliane. Dal 1967 i deceduti sono stati 206, 73 dei quali uccisi a seguito di tortura». Enza Bruno Bossio sottolinea «che in Palestina c’è veramente l’apartheid e questo non va dimenticato. Oltre alla guerra, c’è il vissuto quotidiano di ragazzini che vengono arrestati. Siccome Israele è uno stato democratico, è davvero singolare che questi palestinesi siano stati puniti senza garanzie democratiche. Noi ci battiamo per il riconoscimento dello stato palestinese. Le parole di Mandela sono fondamentali: la Palestina è l’emblema del martirio moderno».

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