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Mercoledì, 28 gennaio 2015

Operazione “Aemilia”

Dal quadro dell’operazione condotta oggi dalla DDA di Bologna emerge una rete fittissima di intrecci criminali che hanno investito tutti i principali gangli della vita pubblica lungo la via Emilia, con epicentro nella provincia di Reggio Emilia: pubblici amministratori, dirigenti e funzionari comunali, operatori dell’informazione e delle forze dell’ordine, imprenditori e liberi professionisti. “Un’organizzazione criminale forte e monolitica e profondamente infiltrata”, così l’ha definita il Procuratore di Bologna Franco Roberti.

Date le dimensioni eccezionali dell’operazione, direi che ormai siamo ben oltre “l’infiltrazione”, come lo stesso Procuratore Capo Alfonso va da tempo affermando. Lo stesso dott. Alfonso ci ha ricordato oggi che siamo in presenza di un disegno di penetrazione e di sviluppo e consolidamento della metastasi che ormai data la sua origine a più di trent’anni fa, cioè da quando Antonino Dragone fu costretto a un periodo di soggiorno obbligatorio a Montecavolo, frazione di Quattro Castella, provincia di Reggio Emilia. Eppure in questi anni abbiamo sentito Prefetti e Amministratori pubblici, proprio dei territori più esposti e a rischio, ripetutamente negare l’esistenza di un problema di presenze mafiose nel loro territorio. Per fortuna c’è chi è stato più attento e vigile ai tanti segnali che continuavano a giungere e non ha abbassato la guardia. Per questo oggi il nostro plauso deve andare a tutti coloro che hanno il merito di avere condotto in porto l’operazione “Aemilia”.

Non può e non deve essere più tollerata alcuna forma di superficiale sottovalutazione o, peggio ancora, della complice liquidazione del problema. La lotta alle mafie e ai comportamenti mafiosi che ad esse si accompagnano e che di esse sono spesso l’anticamera, se ancora esistevano dei dubbi, deve essere messa in testa alle nostre priorità di amministratori, organizzazioni economiche e sindacali, mondo dell’informazione e organi dello Stato. Come Regione Emilia-Romagna faremo la nostra parte: rafforzeremo i nostri sforzi e i nostri strumenti nell’ambito delle nostre competenze, mettendoli a disposizione di un più ampio progetto di raccordo tra tutte le istituzioni e le forze sociali affinché rafforzi e si consolidi un controllo democratico e civile del territorio a supporto delle autorità investigative e giudiziarie. Non da meno sarà l’impegno a moltiplicare l’impegno sul fronte della promozione di una cultura della legalità diffusa nella popolazione e, in particolare, nelle nuove generazioni. Così come l’Emilia Romagna ha dato un contributo fondamentale a sconfiggere il terrorismo, allo stesso modo vogliamo essere il simbolo della lotta a tutte le mafie.

 

 

Assessore alla Cultura e alla Legalità della Regione Emilia-Romagna

 

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