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Venerdì, 4 aprile 2014

Puglia, il piano «Capo free-Ghetto off». Si parte da Rignano Garganico. Vendola: «Liberiamoci di un pezzo di Medioevo»

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Dimostrare che la legalità diventa fattore di sviluppo virtuoso dell’economia della Puglia. È l’obiettivo che si è posto la Regione con «Capo Free – Ghetto Off» il piano di azione sperimentale per un’accoglienza dignitosa e il lavoro regolare dei migranti in agricoltura. Si parte da Rignano Garganico, in provincia di Foggia (che secondo i dati del Dossier Statistico 2013 rapporto UNAR è tra le 16 province italiane che assorbono il 50,6% della totalità degli stranieri che operano in agricoltura, e la prima con il 6,4%), una sorta di realtà urbana che stabilmente accoglie 400 immigrati e che d’estate salgono a 1.500 impegnati nella raccolta dei pomodori.

«In questi anni abbiamo provato e riprovato non soltanto a gestire l’emergenza, ma a cercare di individuare un modello di intervento su una tematica di grande complessità. Ci siamo ingegnati, a definire un quadro normativo che potesse essere antagonista della normalità funerea del caporalato. In Puglia, con le leggi contro il lavoro nero e con l’individuazione di strumenti specifici quali gli indici di congruità, abbiamo definito un quadro di lotta, anche per spiegare al sistema d’impresa che coloro che fanno ricorso al lavoro nero, non soltanto vìolano diritti fondamentali, ma drogano le regole della concorrenza.» Lo ha detto il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola intervenendo, insieme agli Assessori Guglielmo Minervini, Loredana Capone ed Elena Gentile, alla conferenza stampa di presentazione della delibera approvata dalla Giunta lo scorso 2 Aprile.

«I tempi sono maturi per lanciare il guanto della sfida – ha detto l’assessore regionale alla Protezione Civile e Cittadinanza Sociale, Guglielmo Minervini. «Siamo di fronte a un fenomeno complesso – ha continuato – che abbiamo deciso di aggredire alla radice. Dobbiamo mettere in atto un’azione sinergica – ha concluso – per chiudere in Puglia uno spazio che si possa definire ghetto».

L’intervento è complesso, perchè si struttura su più livelli. Innanzitutto l’accoglienza, diversa a seconda che si tratti di stagionali o di stanziali. Per i primi, a partire dal 1° luglio si prevede l’allestimento di almeno cinque campi gestiti dalla protezione civile per un contingente massimo di 500 persone per campo, che saranno gestiti dal volontariato e dalla protezione civile. «All’interno dei campi – ha spiegato Minervini – vogliamo evitare che ci sia una penetrazione della criminalità organizzata».

I campi saranno strutturati anche con una serie di servizi: accoglienza, orientamento legale, tutela sanitaria, attività di socializzazione, spazi di accoglienza dignitosi. Per gli stanziali, invece è partito un altro percorso che prevede l’auto recupero all’interno di un territorio più vasto. Saranno insediate, ad esempio case eco. Verranno sperimentate forme di innovazione. Obiettivo è che il campo di Rignano sia sgomberato il primo luglio attraverso un miglioramento delle condizioni di accoglienza.

Chi decide di rimanere potrà avere prospettive migliori. Dopo l’accoglienza anche le condizioni di lavoro. La Regione, infatti, ha previsto un sistema di incentivo di quasi 500 euro per lavoratore, per quelle aziende che scelgono i lavoratori dalle liste.

Dopo il sostegno al lavoro, la Puglia prevede nei campi la «tolleranza zero». Partirà, infatti, come ha spiegato Minervini in conferenza stampa un’attività di controllo a tappeto sulle aziende. Incentivi alle imprese, quindi e inasprimento dei sistema di controlli. Controlli ci saranno anche sulla distribuzione dei prodotti. Un accordo con la grande distribuzione, infatti prevede che quest’ultima si impegna che si impegna a vendere prodotti agricoli provenienti da quelle aziende che hanno il bollino di eticità. Stessa regola per mercati e distribuzione al dettaglio.

«Noi vogliamo non solo chiudere il ghetto di Rignano Garganico – ha detto Nichi Vendola – gestito dalla criminalità e che rappresenta una vergogna per la nostra regione. Vogliamo rendere conveniente la legalità. In questi anni – ha continuato – abbiamo provato e riprovato non solo a gestire l’emergenza, ma anche a carcere di individuare un modello. Da un lato ci siamo ingegnati nel definire un quadro normativo per combattere il caporalato e il lavoro nero. Abbiamo garantito l’acqua potabile, abbiamo sostenuto l’albergo diffuso. La novità di questa delibera è nelle firme: 6 assessori e 15 dirigenti. Credo che la Puglia, la Puglia che vuole guardare al futuro, che vuole essere terra di convivialità e di convivenza – ha continuato – debba ribellarsi fino in fondo a qualunque residuo di schiavismo e di Medioevo. Tutti devono fare la loro parte. Dobbiamo vincere questa sfida – ha concluso – perchè è una sfida di dignità e nella difesa dell’essere umano».

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