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Lunedì, 12 settembre 2016

Quando Renzi sosteneva che l’Italicum è la migliore legge elettorale del mondo

MATTEO RENZI

“L’Italicum è la migliore legge del mondo. Vedrete che tra sei mesi ce la copieranno in molti” recitava più o meno così una delle molte dichiarazioni trionfanti di Matteo Renzi dopo l’approvazione, a colpi di fiducia, della (sua) legge elettorale. Accompagnata dal consueto “se non passa vado a casa…” quella frase contiene una sintesi molto efficace della scena politica italiana al tempo del “renzismo”. Non sono solo le ormai continue giravolte a colpire. Dalla legge elettorale alla riforma costituzionale quello che prima era un confine invalicabile, la ragione stessa di una impresa politica oggi diventa l’oggetto di un possibile se non necessario cambiamento o l’appuntamento elettorale dal quale non dipende poi chissà che.

Quello che colpisce di più in questa discussione sulla legge elettorale, improvvisamente orfana di padri e madri più o meno nobili o emeriti, è l’impressionante svalutazione delle istituzioni e del sistema delle regole. Una legge approvata a colpi di fiducia solo pochi mesi fa e presentata allora come la migliore tra le leggi possibili diventa oggi l’oggetto principale della discussione su come cambiarla. Che è successo in questo poco tempo? Cosa induce gli entusiasti di allora a trasformarsi in dubbiosi e prudenti attori di una trattativa dai contorni fumosi? Temo che la ragione di questa, ennesima, giravolta abbia poco a che fare con gli argomenti di chi, come noi, ha fin dall’inizio combattuto l’Italicum denunciandone vizi di costituzionalità in particolare attorno ai nodi proposti dal premio di maggioranza e dal ballottaggio.

Provammo allora, inascoltati e sbeffeggiati come gufi, conservatori e altre mirabili definizioni, a dire che quella legge configurava un sostanziale imbroglio: trasformava in vincitori gli sconfitti. formava cioè una larga maggioranza a partire da una significativa minoranza consentendo a una forza, ipoteticamente espressione del 25 per cento degli elettori (in un paese dove ormai vota poco più della metà degli aventi diritto), di guadagnare la maggioranza assoluta e di occupare sostanzialmente l’insieme degli equilibri del paese. Una forma estrema di coercizione della rappresentanza e del volere degli elettori figlia di una lunga stagione nella quale la parola governabilità ha sempre di più messo ai margini la questione della rappresentanza, ovvero, l’attenzione a interessi e bisogni collettivi di corpi sociali tra loro in conflitto come motore della democrazia.

La verità, credo, è più meschina. I rovesci amministrativi e la crescita delle ragioni del No alla pessima riforma Renzi-Boschi hanno modificato la situazione. La paura di perdere, considerata come una ipotesi impossibile all’indomani delle europee è diventata concreta. Paura di perdere le elezioni e il referendum. E allora tutti pronti a discutere di legge elettorale. Magari sperando di prendere due piccioni con una fava. Costruire una legge elettorale che dia più garanzie e indebolire gli argomenti di chi si oppone alla riforma riducendo l’impatto di una legge elettorale che ne acuisce gli effetti autoritari.

Insomma, ancora una volta le regole fondamentali diventano l’oggetto di una manovra contingente, dettata dall’interesse di una parte e di un momento. Posso sbagliare naturalmente, e in ogni caso una prima verifica sarà presto disponibile.

Nei prossimi giorni sarà calendarizzata una nostra mozione che impegna a cambiare l’Italicum rimuovendo tutti i profili di incostituzionalità su cui la Corte si esprimerà il prossimo 4 ottobre. Dunque, già in questa occasione vedremo chi in parlamento si esprimerà in modo coerente con le dichiarazione di questi giorni. Detto questo occorre che la discussione sulla legge elettorale non rimuova le ragioni che ci hanno portato in questa situazione. Per questo penso che una diversa legge non possa che muovere da un impianto di tipo proporzionale.

È necessario stabilire che il governo è stabile se è in grado di formare una maggioranza cosa sulla base di un programma e di un proposta condivisa dalla maggioranza dei cittadini. Ma ancora più nettamente è necessario ribadire che esiste una via maestra, chiara e trasparente per liberarci anche da questa brutta legge elettorale. E che questa via passa per la vittoria del No al referendum costituzionale che, prima o poi il governo dovrà convocare.

Per parte nostra la campagna per il No rappresenta l’impegno e lo sforzo principale di questa stagione. Si tratta di una battaglia per la qualità della democrazia italiana e per impedire che con una riforma, anch’essa approvata a colpi di maggioranza e grazie a innumerevoli forzature si possa ridurre ancora di più il potere dei molti a favore di quello dei pochi.

Ps: Per tutte le ragioni richiamate finora, sabato 1 ottobre a Firenze in Piazza Strozzi organizzeremo come Sinistra Italiana una manifestazione nazionale per ribadire le ragioni del No. Un’appuntamento aperto al contributo di tutti coloro che hanno a cuore la nostra bella Costituzione e pensano che la democrazia non sia un fastidioso orpello da sostituire con propaganda, slogan è un po’ di decisionismo buono per le tv…

Fonte Huffington Post

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