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Lunedì, 30 maggio 2016

Ragazza uccisa e carbonizzata alla Magliana. Ennesimo femminicidio. Così non si va avanti. Ministra Boschi, che ne pensa?

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Ormai le morti per femminicidio non si contano più, l’ultimo caso ieri in via della Magliana a Roma. C’è stato un tempo in cui il femminicidio andava molto di moda tra le istituzioni, a tal punto che il Governo dovette emanare addirittura un decreto. Come se la violenza fosse un’emergenza e non un fatto strutturale del nostro Paese si pensò di affrontare la questione con inasprimenti delle pene e nuove modalità di denuncia. Niente si fece invece in tema di prevenzione. Quello era il governo Letta, ma peggio ancora ha fatto il governo Renzi. Il risultato di questa legislatura è il seguente: nessun finanziamento ai centri antiviolenza; nessuna azione preventiva contro il fenomeno. Così non si va avanti, così non è giusto andare avanti. È stata finalmente consegnata la delega alle Pari opportunità alla ministra Boschi. Si può sapere che cosa pensa di tutto questo? Ci ritroveremo ancora a piangere le vittime come Sara in maniera retorica e rituale o da un paese civile possiamo sperare in qualcosa in più?

La violenza di genere deve essere affrontata come fenomeno strutturale, prosegue l’esponente di Sinistra Italiana, non con provvedimenti securitari ed emergenziali. Oggi, alla luce degli studi condotti sulla violenza di genere, sappiamo che la violenza si annida nelle relazioni, nell’idea del possesso degli uomini nei confronti delle donne, nella loro incapacità di gestire abbandoni e sconfitte. Non è un caso che nella stragrande maggioranza dei casi gli autori delle violenze sono uomini che non accettano la fine di una storia. Per combattere questo fenomeno è necessario puntare sulla prevenzione e introdurre l’educazione all’affettività nei programmi scolastici: discutiamo al più presto la proposta di legge di Sinistra Italiana, di cui sono prima firmataria, per l’inserimento dell’educazione sentimentale nelle scuole di primo e secondo grado. Solo l’Italia e la Grecia non la prevedono all’interno del proprio ordinamento scolastico, mentre la prevede la Convenzione di Istanbul che l’Italia ha ratificato e non applicato. Le leggi da sole non bastano: serve una svolta culturale e fondi adeguati.

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