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Lunedì, 18 aprile 2016

Referendum, il silenzio sulla realtà delle cose continua

Schede_referendum

1) Rimangono tutte valide le ragioni per cui, quelli e quelle che l’hanno fatto, si sono impegnati contro le trivelle. E’ un’idea di futuro, di mondo, di relazioni col territorio, di civismo e responsabilità, da assumere insieme, rispetto a ciò che abbiamo in comune e tale deve restare, o tornare a essere bene in comune. Come tale da difendere e proteggere dalla longa manus degli interessi privati e degli scambi tra poteri pubblici e ingordigie private. E soprattutto un ” in comune” da mantenere ben fermo, per altre occasioni, alla faccia dei gufi che dicono che “agli italiani” sta bene così come dicono loro.

2) La scadenza referendaria è stata ignorata programmaticamente e ostinatamente dal servizio pubblico, quello per cui tutti e tutte noi paghiamo il canone di abbonamento. I dati forniti dall’Agcom parlano chiaro. La prima rete, quella che più di tutte entra nelle case “degli italiani” ha dedicato alla scadenza, nei due mesi decisivi precedenti l’appuntamento del 17 aprile, un’ora e qualche minuto, mentre il premier occupava tutto lo spazio con una potenza di chiacchiere sull’inutilità del voto al cui confronto Berlusconi appare oggi un moderato signore di altri tempi, nonostante che Renzi ne segua così bene le orme, le movenze, le intenzioni di Terza Repubblica della spoliticizzazione trasversale – senza Costituzione e senza distinzione di niente che non sia il mantra leopoldino tra gli innovatori e i gufi.

3) Questa questione del silenzio televisivo sul referendum, che l’organismo di controllo preposto non ha fatto nulla per bloccare, ci rimanda all’elemento di fondo che dobbiamo mettere in risalto per contrastare lo spocchia renziana sul referendum costituzionale di ottobre. La Costituzione ci serve non solo perché nasce come nasce – e per un Paese come il nostro ricordarlo non è poca cosa – ma soprattutto perché la Costituzione come Renzi l’ha ridisegnata con la legge Boschi perde del tutto il suo carattere di strumento di contenimento del potere e dei poteri, di garanzia della terzietà di se stessa e degli organismi dello Stato, di argine alla spoliticizzazione della vita pubblica, destinata a essere dominata sempre più dal grande circo mediatico, prono davanti a Renzi come mai lo era stato prima. Che il Presidente Mattarella abbia votato in serata è la testimonianza plastica di questa fuga delle istituzioni dal loro dovere di terzietà rispetto a scadenze istituzionali, per non parlare dell’ex presidente Napolitano. E di Renzi ovviamente, che del no ha fatto la sua campagna personale. D’altra parte lui sta sempre sulla corda della propagande elettorale per depistare l’attenzione pubblica rispetto alle misure concrete che prende mentre il circo mediatico discute e fa discutere soprattutto delle sue performance chiacchierose, come direbbe il bambino del petaloso.

4) Il silenzio sulla realtà delle cose continua oggi ostinato, all’indomani del 17: il circo mediatico riduce tutto allo scontro tra Renzi e Il governatore della Puglia, Emiliano, ignora il lavoro fatto dalle associazioni ambientaliste, i comitati del sì, la sinistra che tenta di non sparire e qualche beneficio non secondario ai risultati lo ha sicuramente dato. Conviene al sistema della spoliticizzazione avvelenare i pozzi e far sparire tutto quello che non rientra nello schema delle beghe interne tra il leader che vuol cambiare le cose e i malpancisti del suo partito. Che tra l’altro sono ormai di un patetico da stramazzo mentale. C’è stato invece chi ha organizzato una campagna nel merito delle cose, coinvolto forze giovanili, messo a disposizione incontri di coinvolgimento popolare. Tutte cose che sicuramente, come tante altre cose contribuiranno a alimentare quella cultura ambientalista di cui l’Italia ha ancora molto bisogno.
5) Il governo è diventato l’unico comitato per il no e si è servito di una potenza di fuoco che è soprattutto il potere che riveste e la corte di fidelizzati che lo seguono. Semplicemente questo. Il potere appunto. Golia e Davide, direbbe la mia nonna, laica e proto-femminista, che ce lo raccontava sempre quell’emblematico mito biblico per farci capire tante cose. Ma i risultati del referendum se dicono che ha vinto l’astensione dicono anche che c’è un bel numero di persone non disponibili a farsi abbagliare dai trucchi di Renzi. Pare, in assoluto, che questo numero ammonti a più di quelli del mitico 40% alle elezioni europee di cui Renzi si vanta in continuazione.

Insomma Il premier a me sembra prigioniero di se stesso e della propria supponenza, tipica del guascone che lui è e della crisi della politica che gli ha reso possibile scala re il potere e che lui stesso alimenta, perché è l’unico modo perché la sua guasconaggine resti là dove è arrivata.
Auguri a chi pensa che la politica sia altro. Io ho in mente le Nuit debout francesi.

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