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Sabato, 11 ottobre 2014

Stiglitz: Il Ttip è iniquo, l’Europa non dovrebbe firmarlo

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Il premio Nobel per l’economia boccia l’accordo di libero scambio tra Ue e Usa: «I costi per la salute, l’ambiente, la sicurezza dei cittadini sono enormi e i benefici vanno alle multinazionali».

«L’accordo di libero scambio tra Ue e Stati uniti è iniquo. L’Europa non dovrebbe firmarlo». Lo sostiene Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia, cha ha parlato del l Ttip nel corso di una lectio magistralis nella nuova aula dei gruppi parlamentari della Camera. Alla domanda di eunews sui motivi per i quali l’accordo non dovrebbe essere sottoscritto, il professore spiega che «si tratta di un accordo la cui intenzione sarebbe di eliminare gli ostacoli al libero commercio. Tuttavia – aggiunge – gli ostacoli al libero scambio sono le regole per la tutela dell’ambiente, della salute, dei consumatori, dei lavoratori».

L’economista accusa «le grandi compagnie di entrambi i lati» di volere questo trattato perché garantirebbe loro “profitti maggiori”. A che prezzo? E’ la domanda su cui il premio Nobel invita a riflettere. “I costi in termini per la salute, l’ambiente, la sicurezza dei cittadini sarebbero enormi”, sostiene. Costi che a suo parere non sono neppure valutabili, perché è in atto un tentativo di “sottrarre il trattato al processo democratico, invece di avere un dibattito su questi temi”. Secondo Stiglitz, il trattato “mina le tutele che europei e statunitensi hanno creato in decenni e accresce le disuguaglianze sociali, dando profitti a poche compagnie multinazionali a spese dei cittadini”.

Nel corso della lezione, invece, il professore aveva spiegato perché l’Europa non funzioni. Il principale accusato è l’austerity. “Il rigore – spiega Stiglitz – non fa che accentuare gli effetti della crisi”. Tanto è vero se si considera che “i paesi che con maggior decisione hanno imboccato la strada del rigore sono quelli che hanno subito gli effetti peggiori della crisi”.

Allora come uscirne? Secondo l’economista “non saranno le riforme strutturali nei singoli paesi” a portarci fuori dalla crisi. “Serve una riforma strutturale dell’Eurozona nel suo complesso”. La ricetta del premio Nobel è basata su una “unione bancaria effettiva, che non riguardi solo i controlli ma anche le garanzie”. Perché funzioni, prosegue, è necessario che ci sia un “unico sistema di assicurazione sui depositi”. Poi serve “un meccanismo comunitario di bilancio”, un sistema in cui la spesa pubblica sia regolata a livello europeo “attraverso gli eurobond”.

Anche la Bce dovrebbe cambiare. Attualmente, sottolinea il professore, “tra i suoi compiti è previsto solo quello di tenere sotto controllo l’inflazione”, mentre la Fed (la banca centrale statunitense), con cui il professore fa il paragone, ha 4 priorità. Al controllo dell’inflazione, spiega Stiglitz, si aggiungono gli “obiettivi dell’occupazione, della crescita e della stabilità finanziaria”. E’ questo il principale motivo per il quale, prosegue, “le politiche monetarie americane sono più efficaci”.

Fonte: intervista di Domenico Giovinazzo su Eunews.it dove è possibile ascoltarla in audio