Sei in: Home › Attualità › Notizie › Sul diritto alla salute niente di nuovo. Ancora tagli
Giovedì, 17 aprile 2014

Sul diritto alla salute niente di nuovo. Ancora tagli

Esprimiamo tutta la nostra preoccupazione e contrarietà agli indirizzi del Documento di Economia e Finanza. Nel 2013, la spesa sanitaria della Pubblica Amministrazione è risultata, nelle stime della Contabilità Nazionale, pari a 109.254 milioni, cioè ridotta dello 0,3% rispetto all’anno 2012. Tale risultato conferma il sensibile rallentamento della spesa sanitaria negli ultimi anni, che per il terzo anno consecutivo registra un tasso di crescita negativo rispetto all’anno precedente.

Nel periodo 2015-2018 la spesa sanitaria, prendendo a riferimento l’anno 2014, è prevista in crescita a un tasso medio annuo pari al 2,1%; mentre nel medesimo arco temporale il Prodotto Interno Lordo nominale cresce mediamente del 3%.

Se confrontiamo quindi la crescita della spesa sanitaria rispetto alla crescita del Prodotto Interno Lordo, vediamo che la spesa sanitaria diminuisce: infatti nel 2010 la spesa sanitaria in rapporto al PIL era pari al 7,3%, nel 2013 è risultata pari al 7%.

E non finisce qui. Le previsioni vedono calare ancora la spesa sanitaria in rapporto al PIL dal 6,9% nel 2016 al 6,8% nel 2018.

Si conferma quindi una riduzione in termini reali delle risorse assegnate al Servizio Sanitario Nazionale.

Il DEF 2014 dedica alla spesa sanitaria un capitolo dal titolo “ripensare il servizio sanitario in un’ottica di sostenibilità’ ed efficacia”.

Il Servizio Sanitario Nazionale – si legge nel DEF – ha oggi di fronte una “sfida assistenziale imponente per conciliare il mantenimento degli standard e dei risultati conseguiti con le esigenze di razionalizzazione della spesa pubblica. In questo comparto vi sono gli spazi per la riduzione di aree di spreco e per l’allineamento delle spese ai costi standard. La sostenibilità finanziaria del SSN nel medio-lungo periodo, anche in relazione alle tendenze demografiche in atto, ha come punto di partenza lo sviluppo del modello di governance del settore sanitario. Allo stesso tempo si basa sul ripensamento dell’attuale modello di assistenza, con l’obiettivo di tener conto della effettiva situazione economica nella modulazione delle prestazioni a chi ne ha effettivamente bisogno”.

A tal fine si fa anche espressamente riferimento all’esigenza di “ridisegnare il perimetro dei Livelli Elementari Assistenziali”.

Anche in questo Documento di Economia e Finanza, accanto a diversi obiettivi senz’altro condivisibili, si conferma quindi, in totale sintonia con quanto previsto dal DEF del precedente Governo, un “nuovo modello” di governance della Sanità finalizzato a garantire prestazioni non incondizionate, “rivolte principalmente a chi ne ha effettivamente bisogno”.(riprendendo in più punti addirittura le stesse parole della Nota di Aggiornamento del DEF 2013).

L’obiettivo è quindi quello di ridisegnare gli stessi LEA, e un SSN sempre più selettivo,e sempre meno universale.

Questa sembra essere una delle strade principali sulle quali punta il Governo con il DEF 2014, per “rendere sostenibile” il nostro Servizio Sanitario Nazionale.

Ma il diritto alla salute è diritto universale e non selettivo!

Va strenuamente ribadito che il nostro Servizio Sanitario in questi anni ha già dato, e non può più sopportare ulteriori tagli e definanziamenti, pena l’impossibilità di garantire i livelli di assistenza, l’equità e l’universalità nell’accesso alle prestazioni sanitarie.

E sotto questo punto di vista la stessa prevista diminuzione della crescita della spesa sanitaria rispetto alla crescita del Prodotto Interno Lordo altro non significa che minori risorse (seppure in termini percentuali) per il SSN.

Per inciso lo stesso DEF segnala come nel periodo 2012-2013 sono diminuiti di ben 349 milioni di euro, i contributi agli investimenti alle Amministrazioni locali per edilizia sanitaria e ospedaliera.

Vale la pena ricordare che recentemente è stato reso pubblico il Report dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Ecomico a cura della Divisione Salute.

Secondo l’OCSE, “L’Italia ha una spesa sanitaria pubblica pro capite di oltre un terzo inferiore alla media degli altri paesi dell’area Euro, e il divario si è triplicato dall’inizio degli anni 2000”.

Ma non basta. Secondo l’OCSE, “il livello di prestazioni sanitarie erogate in Italia è sensibilmente inferiore a quanto osservato nella quasi totalità degli altri paesi dell’area Euro considerati nella spending review”. Per questo “nella situazione descritta, eventuali riduzioni di spesa non finalizzate soltanto al recupero di inefficienze si ripercuoterebbero ulteriormente sull’accesso, in particolare da parte dei cittadini più svantaggiati, sui livelli e sulla qualità dell’assistenza sanitaria”.

La strada da seguire è dunque quella di una riqualificazione della spesa sanitaria e non di una sua riduzione.

Le necessarie risorse da “liberare” al fine di un finanziamento del nostro SSN devono essere reperite in altri ambiti, in gran parte attraverso una vera lotta alla corruzione, alle diseconomie e agli sprechi presenti nel settore sanitario e non più assolutamente con la riduzione dei diritti e dell’universalismo, e tagli lineari che da anni stanno interessando il SSN.

E’ di questi giorni il Rapporto shock dell’Ispe-Sanità: la stima di quella che viene definita la “corruption” complessiva della Sanità in Italia è di 23,6 miliardi annuali in fumo per corruzione, sprechi e inefficienze nel Servizio Sanitario Nazionale. Su 114 mld di spesa sanitaria del 2013, sono stati bruciati 6,4 mld per corruzione, 3,2 mld per inefficienza e 14 mld per sprechi di risorse.

Insomma, la priorità deve essere investire adeguatamente sulla prevenzione, l’assistenza domiciliare e territoriale e sulla razionalizzazione delle reti ospedaliere; con la consapevolezza che questi ambiti possono consentire nel prossimo futuro importanti risparmi al SSN, oltre che evidenti benefici alla collettività. Altro che tagli!

 

Commenti