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Mercoledì, 17 dicembre 2014

Tisa, quell’accordo trattato in segreto tra Usa ed Europa che se approvato cancellerà i nostri diritti

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Il Tisa (Trade in Services Agreement) è un trattato internazionale in fase di negoziazione teso a liberalizzare totalmente i servizi essenziali come banche, sanità, trasporti, istruzione e sarebbe stato redatto su pressioni di grandi lobby e multinazionali. Sembra essere a tutti gli effetti il trattato complementare al TTIP, ovvero i settori che potrebbero sfuggire alla contrattazione all’interno del TTIP (che tratta di agroalimentare, ma anche di altri servizi essenziali e in particolare del sistema di arbitrato internazionale, denominato ISDS, sistema che sarebbe di fatto fuori da ogni giurisdizione nazionale o comunitaria), potremmo ritrovarli negoziati nel TISA.

Questo processo di negoziazione avviene sempre con la stessa modalità, in segreto e senza alcuna legittimità democratica da parte dei nostri negoziatori, ovvero la Commissione Europea. Le negoziazioni è certo comprendano i servizi bancari, i prodotti finanziari, le assicurazioni, lo scambio dei dati.

Tra i maggiori sponsor del trattato vi sarebbe la «Coalition of Services Industries», lobby americana che porta avanti un’agenda di privatizzazione dei servizi, dove Stati e Governi sono semplicemente visti come un intralcio al business: «Dobbiamo supportare la capacità delle aziende di competere in modo giusto e secondo fattori basati sul mercato, non sui governi», scrive la Coalition of Services Industries nei suoi comunicati a favore del Tisa, documenti che sono tra i pochissimi disponibili per avere un’idea delle manovre in corso.

In un documento reso pubblico da Wikileaks si legge che il documento potrà essere desecretato dopo cinque anni dall’entrata in vigore del Tisa e, se non entrerà in vigore, cinque anni dopo la chiusura delle trattative. Ancora una volta si starebbero prendendo decisioni fondamentali per il destino di milioni di persone in «segrete stanze» sia per evitare conflitti tra interessi diversi a livello globale, sia per frenare le eventuali rivolte sociali che i temi e le decisioni, eventualmente adottate, potrebbero determinare.

Il Tisa sarebbe la logica conseguenza del fallimento del «Doha Round», negoziati interni al WTO che fallirono per i contrasti tra i Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo.

I governi che aderiranno al Tisa rimarranno vincolati ed amplieranno i loro attuali livelli di deregolamentazione della finanza e delle liberalizzazioni, perderanno il diritto di conservare i dati finanziari sul loro territorio, si troveranno sotto pressione affinché approvino prodotti finanziari potenzialmente tossici e si troveranno ad affrontare azioni legali che prenderanno misure precauzionali per prevenire un’altra crisi.

L’Unione europea precisa che, nonostante questa condizione, il diritto da parte di uno Stato che aderisce al Tisa di proteggere i dati personali e la privacy rimarrà intatto «a condizione che tale diritto non venga usato per aggirare quanto prevede questo accordo». Panama, invece, mette le mani avanti e chiede di specificare che «un paese parte dell’accordo non sia tenuto a fornire o a permettere l’accesso a informazioni correlate agli affari finanziari e ai conti di un cliente individuale di un’istituzione finanziaria o di un fornitore cross-border di servizi finanziari». Gli Stati Uniti, invece, sono netti: i Paesi che aderiscono all’accordo permetteranno al fornitore del servizio finanziario di trasferire dentro e fuori dal loro territorio, in forma elettronica o in altri modi, i dati. Punto. Nessuna precisazione sulla privacy, da parte degli Stati Uniti.

Siamo di fronte al tentativo degli USA e delle lobby occidentali di far passare una forte deregolamentazione sui servizi essenziali, per ottenere la supremazia della legge del mercato sulla Democrazia, scavalcando le costituzioni antifasciste e socialiste, unico vero ostacolo ad oggi a tutto questo. Come in passato è già accaduto, è la mobilitazione dell’opinione pubblica a poter fermare questi scenari. Mobilitiamoci tutti e facciamo informazione perché, unita, la nostra Comunità è più forte.

La mia interpellanza alla Camera

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