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Venerdì, 2 ottobre 2015

Tornare allo spirito originario dell’esperienza Marino, o l’opposizione sarà scelta inevitabile

Elezioni comunali - Comitato Ignazio Marino

Non che non ce ne siano altri, ma ad essere sincero penso che una parte significativa dei problemi della città di Roma degli ultimi mesi derivi dalla mancanza di un indirizzo chiaro di sinistra nell’amministrazione capitolina. Quella capacità di coniugare legalità a giustizia sociale, i diritti all’uguaglianza, i principi alla quotidianità, quella capacità che ha fatto davvero fatica a venire fuori nella gestione dell’emergenza migranti, negli sgomberi dei campi nomadi e delle baraccopoli, nella dimensione solidale della città pubblica. L’uscita di Sel dalla giunta comunale e il limbo dell’appoggio esterno hanno prodotto in questi mesi più impedimenti e più inefficienze, hanno segnato maggiore distanza rispetto al disegno originario, soprattutto nel disallineamento della dimensione di governo fra Campidoglio e municipi, dove pure hanno avuto luogo in questi anni esperienze positive portate avanti da amministratori giovani e in gamba.

Per quanto asfittica, a volte contraddittoria, possano essere state l’azione di governo e l’interpretazione di Marino, la sua (in)capacità di entrare in sintonia con la città, per noi il punto oggi non può essere fare un referendum per decidere se andare all’opposizione o – peggio – per declinare la responsabilità politica di una scelta, ma ingaggiare con Marino e con il Pd un confronto pubblico e aperto, fuori dalla dimensione delle trattative riservate, per rimpallargli la imprescindibile necessità di un’azione di governo a Roma su linee chiare, condivise, progressiste, con una conferenza programmatica aperta alla città ed un nuovo patto di governo coi cittadini prima ancora che con il sindaco e l’amministrazione. Andare all’opposizione sarà l’esito che saremo costretti a percorrere solo se Marino e il Partito Democratico confermeranno in via definitiva la decisione presa prima dell’estate di andare avanti in Campidoglio senza di noi, senza il nostro contributo, senza un’impronta chiara di sinistra, mutualistica, solidale nel governo della città in cui nel 2013 abbiamo vinto insieme con un programma chiaro e con una linea di discontinuità forte con il passato di Alemanno.

L’inchiesta di Mafia capitale ha tolto un tappo da sopra città, ma quello che verrà dopo non è scontato e non è neutro. Staccare la spina a questa esperienza senza fare un passaggio politico chiaro avrebbe senso in presenza di un’alternativa sociale e politica più trasparente, più progressista, più solidale, più innovativa che oggi di fatto non esiste. Quello che si può fare però, invece di fondere il motore come potrebbe verosimilmente succedere, è cambiare finalmente marcia dando ossigeno a quelle forze innovative e di cambiamento che si erano candidate insieme all’outsider Ignazio Marino a governare la capitale del Paese anche per farne un laboratorio politico nazionale

Io penso che su questo Sel debba essere disponibile, anzi mi sembra giusto farsene promotori. In assenza di questo ogni scelta diventerà lecita, oltre che inevitabile.

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