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Mercoledì, 30 marzo 2016

Trivelle, attivisti in azione su piattaforma nell’Adriatico. Greenepeace presenta esposto in 30 procure contro piattaforme fuorilegge

greenpeace

Un team di attivisti di Greenpeace è in azione presso la piattaforma Agostino B, al largo di Marina di Ravenna, per ricordare a tutti il referendum del prossimo 17 aprile contro le trivelle nei nostri mari.

Sull’Agostino B, una delle piattaforme più inquinanti tra quelle di cui siamo riusciti a ottenere i dati dal Ministero dell’Ambiente, sventolano 250 metri quadrati di striscioni dove si legge: “Stop trivelle” e “17 aprile vota Sì”.

Non è l’unica notizia: Greenpeace ha presentato in 30 procure della Repubblica un esposto contro le “trivelle fuorilegge”, oggetto di un Rapporto dell’associazione ambientalista, in cui hanno reso pubblici per la prima volta i piani di monitoraggio di 34 impianti di proprietà di ENI, svelando che in tre casi su quattro questi impianti non operano nel rispetto degli standard di qualità ambientale stabiliti dal Ministero dell’Ambiente.

Facendo istanza pubblica di accesso agli atti, Greenpeace ha ottenuto dal Ministero dell’Ambiente i piani di monitoraggio di 34 piattaforme di proprietà ENI, ma secondo il censimento del Ministero dello Sviluppo Economico gli impianti operanti nei mari italiani sono in realtà 135. Cosa ne è delle oltre 100 piattaforme e strutture assimilabili mancanti?

Dall’analisi dei dati emerge che nell’area marina intorno alle piattaforme sono presenti inquinanti in concentrazioni che spesso eccedono i valori limiti previsti dalle norme.

Come esempio basti pensare alla piattaforma Agostino B, oggetto della protesta pacifica di oggi: in funzione da 45 anni, oggi produce circa un quindicesimo di quanto produceva nel 1980, eppure le concentrazioni di metalli pesanti e idrocarburi policiclici aromatici (IPA) registrate nei sedimenti che la circondato hanno superato i valori degli Standard di Qualità Ambientale (identificati dal DM 56/2009) per ben 11 inquinanti nel 2011 e per 12 inquinanti sia nel 2012 che nel 2013.

Le circa 90 piattaforme interessate dal referendum del 17 aprile sono strutture vecchie e improduttive, che versano spiccioli nelle casse pubbliche, impiegano pochissimi lavoratori – 70 stando al ministro Galletti – e per contro spesso inquinano.

Fonte Greenpeace Italia

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