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Venerdì, 16 gennaio 2015

”Viva la legge-truffa”. La democrazia secondo Renzi e Tonini

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Ma sì, certo, i lavori parlamentari sono spesso noiosi e si può capire che a chi non lo deve fare per mestiere difficilmente passi per la mente di prestarvi orecchio. Certe volte converrebbe, però. L’ultimo (e pertanto particolarmente significativo) intervento nella discussione generale sulla legge elettorale al Senato, per bocca del Pd Giorgio Tonini, ad esempio, era davvero esemplare ed esplicativo. Spiegava nel dettaglio quale concezione della democrazia parlamentare alberghi in chi si è inventato l’Italicum, e certi particolari è bene conoscerli.

La decadenza della democrazia italiana, per il senatore del pd, ha radici lontanissime. Risale a 62 anni fa quando il popolo bocciò la legge-truffa voluta da De Gasperi: “Alla fine della I legislatura De Gasperi vide lucidamente la deriva verso la democrazia dell’impotenza lungo la quale la democrazia italiana stava muovendo e propose di introdurre nella legge elettorale proporzionale un premio di maggioranza per la coalizione che avesse raggiunto e superato il 50 per cento dei voti”. Purtroppo ci si misero di mezzo gli elettori, che i tempi non erano ancora maturi per relegare il volgo dove gli compete stare, e la legge-truffa, pur approvata in Parlamento, non approdò ai risultati sperati nelle urne e fu cassata: ” Dopo il fallimento del tentativo degasperiano di imprimere una peraltro contenuta torsione maggioritaria al nostro sistema parlamentare, l’Italia entra a pieno in quella che Duverger chiamava “l’Europa dell’impotenza” e, anzi, ne diviene capofila”. Che in quei bui decenni di “impotenza” l’Italia sia passata per un miracolo economico e uno sviluppo democratico senza precedenti conta poco a fronte della imbelle debolezza degli esecutivi, ostaggi dell’ “assemblearismo” parlamentare.

Di sfuggita, Tonini segnala che quell’alto precedente basta a smentire le bugie sull’eminente carattere parlamentare delle leggi elettorali: “De Gasperi e la legge Scelba non fanno forse parte della storia della Repubblica? Si dirà che un’eccezione conferma la regola. No, signori: questa è la regola, non l’eccezione; è la regola in un sistema democratico che non voglia confondere il valore della centralità del Parlamento con il pericolo mortale dell’assemblearismo”. La controprova conferma. Fatta salva l’incompresa legge-truffa, infatti, tutte le altre riforme istituzionali e leggi elettorali partorite dal Parlamento “hanno prodotto per lo più risultati modesti, talvolta deludenti”.

Non sono parole in libertà. E’ lo specchio di un lucido progetto politico che è già in avanzata fase di smantellamento della democrazia parlamentare. Non si può dire che venga portato avanti di nascosto: basterebbe non girare la faccia da un’altra parte come fanno quasi tutti.

 

Commenti

  • vincenzo calì

    cari amici di Sel, non è di buon auspicio, in vista delle importanti giornate milanesi,iniziare il dibattito banalizzando la storia parlamentare italiana. Il commento all’intervento di Giorgio Tonini non lo trovo particolarmente acuto. Essendomi occupato nei miei studi storici anche di Degasperi, trovo alquanto riduttivo il giudizio che viene dato sulla “legge truffa”. Tutta la storia successiva alla sconfitta di Degasperi nel ’53 è fatta di fragilità degli esecutivi di centro, di centrosinistra e i centrodestra. Certo l’aborto della seconda repubblica berlusconiana non è stato un toccasana, ma ha sicuramente rimesso all’o.d.g. il problema della stabilità degli esecutivi. Sono trascorsi altri 25 anni e siamo di nuovo al punto di partenza. La sconfitta di “Prodi presidente” ci ha portati lontano dalla soluzione, che potrebbe mettere d’accordo tutti, da Tonini ai cinquestelle: cancellierato alla tedesca, soglia di sbarramento alta e collegi uninominali a doppio turno. Diversamente, per la sinistra non rimane che la marginalità a vita, come aveva ben intuito Degasperi, che era un uomo di centro che guardava a sinistra.

  • lori massimo

    La legge-truffa di De Gasperi nasce dal timore che le elezioni politiche del 1953 non potessero più garantire la maggioranza assoluta alla DC ed ai suoi alleati ed ha un’evidente finalizzazione anticomunista. Inoltre una legge elettorale maggioritaria come la legge-truffa (per quanto moderata rispetto ai sistemi elettorali adottati nella seconda repubblica ed alle proposte che attualmente sono sul tappeto) a otto anni dalla fine del fascismo (ricordiamo la legge Acerbo) e a cinque anni dalla Costituzione (che è decisamente proporzionalista) risultava quanto mai inopportuna.
    Gli esecutivi (definiti fragili da Cali) degli anni successivi si reggevano su maggioranze parlamentari più che solide (attorno al 60%), sia quelle centriste ed ancor più quelle di centrosinistra (per non parlare delle maggioranze della seconda repubblica formatisi sulla base di sistemi ben più maggioritari della legge-truffa).
    La soglia di sbarramento alta è in contraddizione con il sistema uninominale a doppio turno, che non prevede il proporzionale. In Italia, poi, ogni sistema uninominale potrebbe, dato l’attuale situazione tripartitica, portare a maggioranze fragilissime (da far rimpiangere la prima repubblica).
    La marginalità della sinistra non dipende dai sistemi elettorali (gli instabili governi di sinistra del 1996 e del 2006 sono nati da sistemi elettorali diversi, ma entrambi maggioritari), ma dalle scelte e dai comportamenti politici che si mettono in campo.